Il direttore generale del club in merito all'annuncio della raccolta firme da parte dell'MPS: "È un diritto democratico, l'esito ci preoccupa, con possibili ritardi per il cantiere e l'impatto sul ricevimento della licenza per la Super League"
LUGANO - A Cornaredo da qualche settimana sono spuntate le modine, segno che si pensa al futuro stadio, inserito nel Polo Sportivo e degli Eventi. Ma un referendum dell'MPS all'approvazione del PSE stesso potrebbe vanificare tutto. E l'FC Lugano rischierebbe di perdere la licenza, il possibile ingresso di investitori e probabilmente anche la vita.
Ne è consapevole, il direttore generale Michele Campana. Che ritiene un referendum, come quello annunciato dal Movimento per il Socialismo ancora prima della votazione in Consiglio Comunale, sia un sacrosanto diritto dei cittadini. Ma ciò non toglie che vorrebbe dire molto, e in negativo, sul futuro del club. "L’esito di questi sviluppi democratici tuttavia ci preoccupa e non poco. Dobbiamo infatti capire l’entità dei potenziali ritardi per il cantiere. E soprattutto l’impatto di tale posticipo sulle future licenze per disputare la Super League", ha detto al Corriere del Ticino.
Infatti, il Lugano potrà continuare a giocare nella massima serie se si rispetterà il piano di marcia per la costruzione del nuovo stadio concordata con Comune e SFL. Non ci potranno essere ritardi, la richiesta di licenza andrà consegnata entro marzo: un referendum e una relativa chiamata alle urne in autunno rischierebbero di far slittare tutto.
Cosa vorrebbe dire, è chiaro. "A rischio sarebbero così le licenze dal prossimo anno in poi. Per tacere dei risvolti negativi per il club: non procedere con la costruzione del Polo sportivo significa allontanare potenziali investitori, significa ulteriori problemi finanziari per la proprietà, che senza delle adeguate infrastrutture deve iniziare ogni stagione mettendo in conto ammanchi milionari. Riassumendo, significa rischiare di morire".