Il presidente è stato riconfermato, coi suoi vice Fonio e Passalia, e ha parlato degli ultimi anni, con l'entusiasmo un po' venuto meno a causa delle critiche. "Dobbiamo restare uniti, solo così potremo cercare di mantenere le posizioni attuali"
SANT'ANTONINO - Il PPD si è riunito ieri nel suo Comitato Cantonale: la serata ha rappresentato un importante atto di fiducia per l'attuale direzione, dato che sono state confermate per acclamazione le cariche del presidente del Partito cantonale Fiorenzo Dadò, e dei due vicepresidenti Giorgio Fonio e Marco Passalia. "A loro è stato riconosciuto il grande impegno per l’attività svolta negli ultimi quattro anni, caratterizzati da molte azioni concrete e da iniziative coerenti con il programma del Partito previsto per la legislatura in corso", si legge in una nota del partito.
Dadò ha parlato ai presenti, sottolineando la gioia di potersi incontrare dal vivo dopo svariate riunioni online, a causa delle restrizioni. "Condurre e appartenere ad un Partito come il nostro, che ha una storia centenaria e i cui padri hanno contribuito con i loro ideali e con il loro sudore a forgiare le basi di questo nostro magnifico Paese, significa avere una responsabilità sociale non indifferente, significa soprattutto avere l’obbligo morale e materiale di fornire ai cittadini una risposta ai loro problemi, un progetto serio di società del futuro, un indirizzo chiaro e
senza equivoci sul come e dove vogliamo andare. Ma non basta. La responsabilità e l’onere di condurre un partito nel Ticino del 2021, equivale a dedicarsi anima e corpo senza esclusione di colpi e sacrifici, sapendo di vedersi appioppare anche demeriti la cui responsabilità avrebbe ben altre origini e paternità, e soprattutto, con la consapevolezza di dover facilmente accantonare le proprie legittime ambizioni di carriera iniziata tanti anni fa nel movimento giovanile, per occuparsi principalmente, a volte con tanta pazienza, degli interessi e dei problemi del Partito", ha detto.
Ha parlato del "lavoro certosino" svolto per salvare Popolo e Libertà, che ora non rischia più il fallimento. "Purtroppo, e lo dico ad onore di cronaca ma a malincuore, soprattutto per gli attacchi feroci che hanno investito alcuni di noi nella scorsa legislatura ma non solo, l’entusiasmo iniziale si è raffreddato per mesi e mesi, obbligandoci per contro a stringere i denti per condurre il partito verso le elezioni cantonali, che abbiamo superato tutto sommato in modo soddisfacente. A questo periodo non facile, è poi subentrato il Covid con tutte le limitazioni e la negatività che conosciamo; tuttavia questa carenza da parte nostra va riconosciuta e colmata. Pertanto, all’inizio dell’estate abbiamo allestito un programma di visite che ci vede operativi nelle sezioni più bisognose già a partire dalle prossime settimane", ha proseguito, parlando poi del sondaggio promosso tra gli aderenti al partito. Con i dati raccolti il PPD ha approntato un "programma snello ed efficace, comprensibile a chiunque, approvato democraticamente dal nostro Congresso. Una sorta di manifesto popolare in risposta ai problemi della nostra gente, delle famiglie, per la formazione dei giovani, dei disoccupati, delle piccole medie imprese, dei problemi dell’ambiente, e più in generale, affrontando i temi prioritari della società, traducendo tutto questo in atti concreti e tangibili, a favore di una vasta cerchia popolare".
Dadò ha richiamato all'attenzione alcuni temi su cui il PPD si è battuto, da AlpTransit agli aiuti per i disoccupati over 50 e le imposte di circolazione: "Il Partito in questi 4 anni ha quindi lanciato o sostenuto 1 referendum promosso e vinto grazie all’impegno in particolare del vice presidente Marco Passalia, 3 iniziative popolari, una per frenare i costi delle casse malati con il partito nazionale e due sulle imposte di circolazione, 4 petizioni e 5 iniziative cantonali, raccogliendo decine e decine di migliaia di firme e coinvolgendo moltissima gente e diverse sezioni, sia nell’organizzazione della raccolta che nella sottoscrizione".
I prossimi argomenti su cui il partito si chinerà sono il calo demografico ("se come classe politica non interverremo in modo deciso questo significherà permettere un aumento esponenziale dei costi sanitari e sociali, aumento dello sfitto, mancanza di manodopera indigena e quindi di contributi fiscali, aumento del frontalierato e perdita di attrattività e di lucentezza del nostro Cantone") e probabilmente ancora i disoccupati over 50, dopo la bocciatura del Gran Consiglio in merito alla richiesta di incentivi per chi li assume, un eventuale passaggio al sistema di voto proporzionale, senza scordare il cambio di nome del partito a livello nazionale.
"Vi chiediamo nuovamente aiuto e collaborazione e siamo sicuri di poter contare su di voi. Solo così, solo con queste premesse basilari, potremo riuscire a realizzare quanto vi ho descritto in questo intervento, nella speranza di riuscire ad essere utili al Partito, che per la qualità del suo lavoro nei consessi federali, cantonali e comunali, e dell’impegno di tutti noi, si meriterebbe ben altro successo. Dobbiamo essere coscienti che solo se uniti e senza divisioni dannose o pretestuose, solo se usciremo da questa sala compatti e tutti convinti di potercela fare, questo partito avrà la speranza di un futuro, e quindi le forze per cercare di mantenere le posizioni attuali", ha poi lanciato un appello alla sala.
Il PPD, per quanto concerne le votazioni, dice no al Matrimonio per tutti e all'iniziativa 99%, no anche all'iniziativa sulla legittima difesa, difesa” e all’iniziativa popolare “No alle pigioni abusive, sì alla trasparenza: per l’introduzione del formulario ufficiale ad inizio locazione”, all’iniziativa popolare “Basta tasse e basta spese, che i cittadini possano votare su certe spese cantonali”, così come si è detto contrario al controprogetto del Gran Consiglio (Referendum finanziario obbligatorio).