Il progetto è anche architettonico ("Cornaredo è caratterizzato da un senso di incompiutezza") ma i rappresentanti dello sport si fanno sentire: "In spogliatoio ci sono i topi". "Siamo indietro rispetto al resto del mondo"
LUGANO - Il Polo Sportivo e degli Eventi è una necessità per Lugano: ne sono certe le società sportive della città. Oggi si è presentata l’associazione "Io sostengo il polo", capitanata da Eugenio Jelmini, in vista della votazione sul tema del 28 novembre.
Decisa la voce di Michele Campana, direttore del Football Club Lugano, che ha parlato della situazione attuale di Cornaredo, non gettando sicuramente una bella luce sullo stadio attuale. "Oggi abbiamo uno stadio che, se piove, ci piove in testa. Ci sono topi negli spogliatoi, ed è davvero imbarazzante. Arrivano squadre dal resto della Svizzera e a Lugano trovano le trappole per topi in giro per lo stadio".
Ha sottolineato come la Swiss Football League abbia dato fiducia al club bianconero per sette anni, ma essa non durerà per sempre e ci sono squadre con stadi attrezzati pronti a prendere il posto del Lugano nella massima serie.
Anche Alessandro Cedraschi, presidente del Lugano Basket e Monica Fornoni, rappresentante della Federale di Ginnastica e degli sport minori, hanno fatto notare come trovino inadeguate le infrastrutture ora presenti. "Oggi giochiamo in infrastrutture non più regolamentari e sue terreni da gioco obsoleti, che possono anche nuocere agli atleti. Siamo davvero in ritardo rispetto al resto della Svizzera e al resto del mondo", ha detto il primo. "A Lugano non c’è per esempio una palestra tripla con una piccola tribuna ed è incredibile notare come nel resto della Svizzera, anche in luoghi sperduti, infrastrutture di questo tipo si trovino un po’ ovunque", ha aggiunto la seconda.
Il progetto, hanno poi detto altri membri di "Io sostengo il polo", non è solo sportivo, ma ha una importante valenza architettonica e di ricucitura del quartiere di Cornaredo, ora "caratterizzato da un senso di incompiutezza. Incompiutezza e provvisorietà tipico della periferia", parole di Chiara Orelli Vassere.