POLITICA E POTERE
Da Gobbi a Bignasca sino a Regazzi: "Si pensi a potenziare l'esercito"
Nel giro di voci raccolte dal Mattino emerge la condanna per la sinistra ("Dicevano che dovevamo prepararci a guerre cibernetiche..."). Tutti però auspicano prudenza: "Sì a mettere a disposizione soldi ma valutiamo come verrebbero spesi"

BERNA - La guerra in Ucraina ha instillato in molti la paura di una terza guerra mondiale che possa espandersi ben oltre le zone dove si sta combattendo ora. La Svizzera sarebbe militarmente pronta?

A caldo, diversi partiti, dall'UDC al PLR, hanno chiesto un aumento dei fondi destinati all'esercito, in particolare di velocizzare l'acquisto degli F-35. 

Il Mattino della domenica ha fatto un giro di opinioni sul tema, chiedendo a diversi esponenti politici ticinesi se ritengono che l'esercito vada potenziato. La risposta (ma gli interlocutori si posizionano a destra, o centro-destra) è unanime: qualcosa bisogna fare.

Si punta il dito sull'azione di smantellamento voluta dalla sinistra. "L’attuale crisi mette a nudo alcune criticità e fa sfumare l’idea che la minaccia militare fosse scomparsa dal continente europeo. Criticità e pericoli che una buona fetta dell’opinione pubblica e gran parte dei partiti – soprattutto di sinistra, ma non solo – ci hanno detto fossero solo frutto di esaltazione militare", ha detto, per esempio, il Consigliere di Stato Norman Gobbi.

"Fino a qualche settimana fa, quando si parlava di difesa militare, soprattutto da sinistra veniva ripetuto come un mantra che oggi i rischi sono cambiati, che dobbiamo prepararci alle guerre cibernetiche e che quindi un esercito tradizionale non è più necessario. La gravissima invasione perpetrata dalla Russia in Ucraina ci ha riportato alla dura realtà e spero abbia fatto capire a tutti che le guerre, purtroppo, si combattono ancora con le armi convenzionali anche a qualche centinaio di chilometri dalla Svizzera", gli ha fatto eco il Consigliere Nazionale PPD Fabio Regazzi.

E Lara Filippini, deputata UDC: "Purtroppo, la sinistra e il centro sinistra sono accecati dal miraggio di una Svizzera senza esercito, ma scommetto che sarebbero i primi a rifugiarsi sotto la gonna della madre patria per venire difesi. Essere equipaggiati al meglio per difendere la popolazione svizzera in caso di effettivo pericolo è necessario e imprescindibile per il nostro paese".

Rafforzare dunque l'esercito è una precauzione da prendere. Anche se non solo a livello economico. Per Regazzi, "prima di parlare di mezzi finanziari da mettere a disposizione dell’esercito è indispensabile fare una valutazione approfondita delle esigenze per la nostra difesa, sulla base della quale dovranno venir definiti gli investimenti necessari. Nel frattempo sarebbe comunque opportuno evitare di indebolire il nostro esercito, come la sinistra sta ad esempio cercando di fare con il tentativo di bloccare l’acquisto del nuovo aereo da combattimento (fra l’altro nonostante la decisione popolare favorevole...). In ogni caso per me è chiaro che la Svizzera ha bisogno di un esercito forte e credibile anche perché, come recita una massima latina, “si vis pace para bellum” (se vuoi la pace, prepara la guerra)".

Gobbi dal canto suo ha fatto notare come "credere però, come taluni fanno, che sia possibile correggere in breve tempo i tagli durati decenni, è un’illusione! Ci vogliono anni per ovviare alla mancanza di effettivi e i periodi per acquisire sistemi d’arma moderni sono lunghi". Edo Pellegrini dell'UDF ha chiesto di prima valutare come potrebbero essere spesi quei soldi, essendo comunque fondi dei cittadini.

Boris Bignasca, granconsigliere Lega, punta su neutralità e buoni uffici: "Da parte elvetica deve, dunque, giungere la condanna verso l’azione militare della Russia, che è insensata e sproporzionata e che ha riportato la guerra in Europa dopo decenni. La Svizzera grazie ai propri uffici diplomatici può inoltre essere un importante attore per colloqui che ci possano far tornare alla pace". Ma al contempo "trovo ragionevole e prudente aumentare il budget per la difesa, ricordando a Berna di non dimenticarsi del canton Ticino".

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