I consigli dell'avvocato chiassese per una futura aggregazione del basso Mendrisiotto: "L'ideologia lasciamola alla politica federale..."
di Renzo Galfetti*
Grande ? …è tutto relativo: con 20-30'000 abitanti si è comunque piccoli: Como a due passi è un agglomerato di 150'000 abitanti ed è chiamata cittadina; Milano, a poco più di mezz’ora, ne conta un milione e mezzo, ci sono città con decine di milioni di abitanti. Grandi città. Quindi «piedi per terra».
Dalla chiesetta di Santo Stefano a Pedrinate c’è una vista meravigliosa: si vede l’agglomerato di Chiasso che va da Novazzano a Balerna, Morbio e Vacallo. Quindi l’agglomerato già c’è. È un dato di fatto.
Aggregazione o fusione? Le parole hanno importanza, a meno che non vengano usate per addolcire i problemi. Così fosse la reazione sarebbe negativa. Lo è pure se si usano termini inglesi tipo «Brainstorming» o «Workshop»: è irritante. Perché non usare «confronto di idee» e «gruppo di lavoro»? Non siamo a New York…
La conta dei voti per sapere se con l’aggregazione il proprio partito manterrà o meno il potere, quindi quale pregiudiziale per entrare in discussione, non la fa nessuno. Così si dice. In realtà è la chiave di lettura vera e non ipocrita del consenso o del dissenso sul progetto di aggregazione. Allora due note: la prima è che chi nega tale esercizio è consapevole che esso non è né nobile, né dignitoso. E ciò perché antepone interessi di bottega partitici al bene comune e ancor prima di perseguirlo.
La seconda è che il potere di un partito a livello comunale non solo nulla ha a che fare con l’ideologia ma è fine a se stesso e di regola del tutto illusorio.
I cittadini si aspettano che il proprio Comune venga amministrato bene, con attenzione ed oculatezza. Ed hanno gratitudine verso chi così opera senza badare al colore della casacca. L’ideologia lasciamola alla politica vera che è soprattutto quella federale.
Ma cosa vuol dire buona amministrazione? Poco e molto: vuol dire evitare megalomanie, stare coi piedi per terra, pragmatismo, attenzione anche alle piccole cose e soprattutto rigoroso controllo delle spese, quindi imposte ragionevoli.
E consapevolezza che ad imposte elevate (il moltiplicatore) non necessariamente corrisponde un aumento delle entrate. Chiasso docet: ai tempi in cui il moltiplicatore d’imposta a Chiasso era del 60-70% «non si sapeva dove mettere i soldi». Letteralmente. In CC un consigliere negli anni ’70 aveva scoperto fra le pieghe del bilancio una riserva «occulta» di 15 milioni a contanti… E Chiasso comunque ha realizzato a quei tempi grandi opere di importanza regionale che ora costituiscono la dote di un processo aggregativo. Si pensi solo alle infrastrutture sociali (case di riposo, appartamenti per anziani, centri diurni, Palapenz ed altro), a quelle sportive (stadio, campi da calcio, piscine, campi da tennis, palestre, stadio del ghiaccio ecc), a quelle scolastiche e para-scolastiche (la Perfetta ad Arzo) , a quelle culturali (Cinema Teatro, Max Museo, Spazio Officina) ecc ecc.
Si tratta quindi di una dote molto importante di decine e decine di milioni, di infrastrutture solite per agglomerati di oltre 50'000 abitanti. Poi il disastro. Alle prime avvisaglie della crisi che ha colpito il terziario agli inizi degli anni ’90 Chiasso, in preda al panico, ha aumentato drasticamente tasse e imposte. E nonostante uno studio commissionato a 5 autorevoli esperti avesse ribadito l’ovvio, ossia che l’attrattiva di Chiasso era e doveva rimanere quella fiscale. Grossi contribuenti sono infatti scappati come leprotti ed il Comune ha incassato molto meno.
Quindi un segnale forte e chiaro a chi si sta occupando dell’aggregazione nel «Workshop»: l’obiettivo del piano finanziario che ci si prefigge deve necessariamente prevedere un moltiplicatore d’imposta attrattivo attorno al 70%. E c’è pure un problema nuovo. È quello che si avverte nei Comuni che si sono aggregati in particolare a Bellinzona, Lugano e Mendrisio. C’è insoddisfazione, sensazione di essere trascurati, di essere declassati a quartieri periferici di seconda importanza, di non contare più nulla, di aver perso la propria identità e l’amore di paese. Non lo si può negare. È un problema importante che influenzerà certamente la consultazione popolare. Ed è un problema che va risolto prima.
Ad esempio rivedendo drasticamente funzione e ruolo delle Commissioni di Quartiere, oggi intese e relegate a semplici e fastidiosi gremi consultivi del Municipio. Bellinzona già sta affrontando il problema ma purtroppo tentando di rimediare al malessere dei quartieri a posteriori, ciò che è più difficile.
La soluzione non appare così ardua: credo basti prevedere la nomina delle commissioni di quartiere da parte del CC, con facoltà di avanzare proposte sia al Municipio come al CC medesimo e con almeno un consigliere comunale quale membro di diritto affinché possa semmai, a nome della commissione, presentare mozioni, interpellanze e interrogazioni.
L’eventuale proposta aggregativa del basso Mendrisiotto quindi, oltre all’obiettivo del moltiplicatore al 70%, dovrà considerare anche il pericolo dell’insoddisfazione dei Comuni aggregati rassicurandone gli abitanti con l’estensione dei poteri delle commissioni di quartiere. Sia come sia, ai partecipanti in «brainstorming» al «workshop» sull’aggregazione non resta che augurare «good luck and good work!».
*Avvocato