Renzo Galfetti prende posizione per conto del ministro sull'incidente stradale al centro dell'attenzione politica e mediatica
BELLINZONA - Renzo Galfetti ha diramato questa sera un comunicato stampa in relazione all'incidente stradale che ha coinvolto Norman Gobbi. Un incidente al centro in questi giorni dell'attenzione mediatica e politica, a seguito di un’interpellanza presenta da Fiorenzo Dadò. Galfetti scrive in quanto avvocato di Gobbi precisando di assisterlo e di non difenderlo in quanto "non v’è alcun procedimento di alcun genere nel quale il ministro debba essere difeso".
La nota di Galfetti è tutta all'attacco: nel mirino del legale vi sono le fughe di notizie e alcuni articoli apparsi negli ultimi giorni. Leggiamolo: "Il mio assistito è parte lesa siccome vittima dei reati di ripetuta calunnia e di violazione del segreto d’ufficio. Osservo quindi che il segreto è stato violato da chi ha riferito in merito all’incidente a terzi ed ha consegnato a terzi copie di documenti riservati poi utilizzati dai media in modo distorto. La calunnia inoltre è commessa da chi (organi di informazione in particolare) ad esempio indica fantasiosamente il reato di abuso di autorità siccome commesso dal mio assistito, fissandolo col noioso “ça va sans dire” e precisando a conferma che non sarebbe dimostrabile".
"Ed è pure commessa - prosegue Galfetti - da chi riferisce, distorcendoli o dandoli per veri, fatti non verificati debitamente, come ad esempio sentito nel servizio di stasera di Rete Uno. Si tratta in sostanza di una gara della panna montata ...senza panna ma che lede gravemente l’onore del Consigliere di Stato".
"L’on Gobb - termina la nota - è un politico, un personaggio pubblico, e ben sa che deve tollerare critiche e pettegolezzi, ma qui si è abbondantemente passato il segno. Ciò non è ammissibile e non è serio, sia per chi diffonde sia per chi riprende tale sciacallaggio mediatico. Ciò non è e non sarà tollerato. Serietà, etica e rigore giornalistico imporrebbero perlomeno di attendere la risposta del Consiglio di Stato alle domande parlamentari pendenti evitando di fornire informazioni false o comunque non seriamente valutate ed accertate. Nel rispetto delle verifiche che il Consiglio di Stato è chiamato a svolgere il mio assistito si astiene da qualsiasi richiesta di informazioni gli viene rivolta".