Il presidente UDC Ticino ha reso ufficiale la sua discesa in campo in un'intervista a La Regione
BERNA - “Ho deciso di candidarmi per il Consiglio di Stato”. Così il presidente dell’UDC Ticino, consigliere nazionale e sindaco di Tresa Piero Marchesi rende ufficiale la sua discesa in campo in un’intervista a LaRegione.
“In questi anni ho acquisito esperienza politica – spiega l’esponente democentrista – Sono a disposizione per portare il mio contributo per rilanciare il Cantone”.
Anche l’Udc è cresciuta molto nelle ultime elezioni, sia cantonali che federali, e malgrado l’alleanza con la Lega per le Cantonali 2023 non sia stata ancora ufficializzata, Marchesi si dichiara “convinto sostenitore della coalizione di destra con la Lega e con l’Udf”, e per questo auspica che anche per il Governo si possa offrire “una lista di candidati il più variegata e forte possibile”.
Il secondo obiettivo di Marchesi, dopo l’entrata in Governo, è dunque il rilancio del Ticino. Affinché ciò sia possibile, il consigliere Udc rileva la necessità di alcuni cambiamenti fondamentali. Anzitutto è necessario che il nostro Cantone “cambi ritmo, contenuti e modus operandi, diventando finalmente progettuale e con una chiara visione relativa allo sviluppo socio economico”.
Secondo Marchesi, ciò che deve cambiare ancora, affinché si faccia un passo avanti, è la prassi consolidata tra i membri dell’attuale governo secondo la quale ogni capo del Dipartimento non critica o non boccia le proposte dei colleghi perché vuole essere certo che quando toccherà a lui non avrà opposizioni. “Ho profondo rispetto e stima dei due consiglieri di Stato leghisti - afferma il consigliere Udc - ma ritengo che questa abitudine sia sbagliata perché relega il Consiglio di Stato a organo di ratifica dei singoli Dipartimenti, invece di fungere, come dovrebbe essere, da collegio governativo che discute le proposte del singolo membro, le modifica e poi le approva, oppure le boccia perché ritenute inopportune. Approvare in modo acritico le proposte dei colleghi non produce alcun valore aggiunto per il Paese. Inoltre, la burocrazia vince sulla politica ed è anche per questo che il nostro Cantone non ha una chiara visione sul suo sviluppo socioeconomico”.
E benché riconosca che la concordanza tra i membri del governo sia un valore fondamentale della democrazia elvetica, Marchesi ritiene importante anche che vi sia un dibattito, e che i progetti di ciascuno vengano messi in discussione; per questo auspica “un governo meno ‘famiglia Mulino Bianco’ e più dinamico e attivo. Se dovessi entrare in Consiglio di Stato chiederei di cambiare questa prassi per fare in modo che il Consiglio di Stato si chini su ogni singolo progetto sensibile e strategico dei Dipartimenti, lo discuta, lo modifichi se necessario e lo faccia diventare il progetto del gremio e non del singolo capo Dipartimento”.
In merito alla possibilità che la sua ambizione al CS e la costante crescita dell’Udc creino malcontento e costituiscano un ostacolo all’alleanza con la Lega, Marchesi risponde: “Uniti si vince, questo è il motto che deve accompagnarci e che ha dimostrato di funzionare. Se vogliamo avere una destra forte nelle Istituzioni dobbiamo unire le forze e fare in modo che più seggi possibili vengano occupati da nostri rappresentanti. Dobbiamo inoltre rafforzare il fronte borghese, oltre che naturalmente con la Lega, anche con il Plr e spero pure con Il Centro, affinché si riescano a portare avanti progetti importanti, come fatto con il ‘Decreto Morisoli’, come stiamo facendo con la scuola, con il fisco e speriamo anche con la socialità. Una lista forte Udc e Lega per il Consiglio di Stato, anche con qualche naturale tensione tra candidati, è la miglior ricetta per vincere”.