POLITICA E POTERE
Il ritorno di Andrea Giudici: "Mi ricandido. Ma non con il PLR, bensì con l'UDC"
Ha rappresentato i liberali per 13 anni, ma poi si è sentito sempre più un corpo estraneo. Ora dopo 4 anni di pausa ci riprova. "I democentristi sono più coerenti". Marchesi soddisfatto: "Diamo una casa agli scontenti di PLR e Centro"

BELLINZONA - Dopo una legislatura di pausa, Andrea Giudici torna a candidarsi per il Gran Consiglio. E lo fa spostandosi decisamente... a destra. Se per 16 anni, dal 2003 al 2019 ha rappresentato le fila del PLR, infatti, ora correrà con l'UDC.

Come spiega a La Regione, man mano che il tempo trascorreva si è sentito sempre più un corpo estraneo nei liberali. In particolare, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, rendendo evidenti posizioni ormai inconciliabili, il tema della scuola pubblica. Giudici votò contro il progetto "La scuola che verrà".

Un acquisto, quello di Giudici, che soddisfa il presidente Piero Marchesi, il quale non fa mistero che il suo UDC raccoglie volentieri scontenti dalle fila di movimenti come PLR o Centro, con lo scopo di dar loro una casa dove poter portare avanti le battaglie in cui sia loro che il partito credono.

"Ravviso più coerenza nell’UDC anche in ambito federale, su questioni vitali come la neutralità del nostro Paese, l’opposizione all’accordo quadro con l’Ue, il tema del miliardo di coesione per l’Unione europea, il freno alla migrazione in costante aumento, nella politica ambientale positiva e non punitiva con l’aggiunta di nuove tasse", afferma. I liberali, per contro, a suo dire non hanno le idee chiare, dalla scuola pubblica (appunto, la lingua torna dove il dente duole..) sino alla politica fiscale e alle pensioni.

"L’UDC vuol porre un freno all’estremismo ecologico, dietro il quale c’è una volontà di cambiare il nostro sistema, come evidenziato esplicitamente nelle manifestazioni di piazza", prosegue Giudici.

Che in quattro anni ha visto scadere il dibattito politico, con una maggiore attenzione alla forma che alla sostanza. Lui vuole "portare più concretezza, uno sguardo al futuro in materia di formazione, di sviluppo economico, di università (quale università in armonia con le necessità del Cantone, quali risultati della ricerca".

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