Intervista all'ex sindaco di Lugano: "Speziali faccia un esame autocritico sul suo modo di comunicare: a volte serve lo Zanichelli per capirlo"
di Andrea Leoni
Giorgio Giudici, come vede il PLR?
“Al PLR manca un progetto politico. Non capisci bene che cos’è, dove si colloca, cosa vuol fare, quale visione ha per il futuro del Paese, quali soluzione concrete propone sui temi chiave che interessano alla gente. Mi vien da dire: ma dove vogliamo andare messi così?”
Lo dica lei.
“Forse bisognerebbe cominciare proprio dal Paese: dove vuole andare? A mio avviso il principale problema del nostro Cantone è la frammentazione, a cominciare da quella territoriale. Le risorse, anziché essere messe in comune, diventano l’egoismo di ogni città e di ogni regione. Ma se in futuro vorremo ancora contare qualcosa, dovremo superare l’attuale sfilacciamento del nostro tessuto economico, sociale e istituzionale. Per questo avevo proposto, un po’ provocatoriamente, la visione di un’unica, grande, Città Ticino o Ticino Città. Un partito come il PLR dovrebbe promuovere un grande progetto di sviluppo come questo, riuscendo a coinvolgere e ad entusiasmare i cittadini, sparigliando le carte. Invece è frammentato proprio come il Paese. Certo, per riuscirci, ci vorrebbero le persone, i leader…”
Mancano?
“Mancano eccome. C’è Christian Vitta, se vogliamo lo stesso Alex Farinelli, ma nessuno dei due è un grande trascinatore. Tra i giovani mi piace molto Simone Gianini. Ma in generale non c’è granché”
A proposito: perché la candidatura di Farinelli non è passata?
“Alex, prima della votazione, mi aveva chiesto un parere e io glielo avevo detto: tu sei una persona fine, elegante, competente, dialetticamente capace, però per me è palpabile che non ce la farai”.
Perché aveva questa sensazione?
“Perché si percepiva che la personalità e la dialettica di Fabio Regazzi erano più incisive e offrivano maggiore concretezza. La gente ha bisogno anche di essere scossa, trascinata, entusiasmata. E oltre a Regazzi c’è Dadò, abilissimo a scuotere. Il presidente del Centro può apparire talvolta ruvido, persino un po’ grossolano nel modo di esporsi, però crea dibattito, empatia e arriva alla gente in modo semplice e diretto”
Molti hanno notato come, proprio in termini di entusiasmo, dopo il primo turno vi sia stata una netta differenza fra Centro e PLR, concorda?
“Assolutamente. Il PLR si è afflosciato. Questo è anche dovuto a una lista per il Nazionale sbagliata, perché comprendeva troppe personalità di Lugano. I candidati che avevano grandi ambizioni per essere eletti al Nazionale, per il ballottaggio sono scomparsi, perché comprensibilmente delusi e non più motivati”.
Alessandro Speziali è ancora il presidente giusto per il PLR?
“L’importante è che sappia fare un profondo esame autocritico sul modo di fare campagna elettorale e di comunicare. Le festa di Fabio Regazzi a Pregassona è stata sintomatica. Avevo avvertito chi di dovere: “guardate che c’erano 700 persone scatenate di tutti i partiti”. Mi è stato risposto che non era così importante. Invece l’impatto psicologico è stato enorme e questo in politica conta molto. Quanto alla comunicazione, bisogna usare il linguaggio della gente, andando dritti al cuore. Bisogna essere generosi, immediati, sapendo dare degli obbiettivi semplici, senza elucubrare. Alla gente interessa la sostanza. Speziali spesso è troppo teorico, intellettuale, a volte serve lo Zanichelli per capire quello che dice, a differenza di un Dadò o di un’Amalia Mirante….”
Come legge il risultato di Mirante?
“Straordinario! Lei ha dimostrato con i fatti che la sinistra spesso sbaglia, e perde, perché non ha flessibilità nella sua ideologia. Lei è una vera socialdemocratica, capace di coniugare gli interessi dell'economia con quelli della socialità, che è poi quello che dovremmo fare noi del PLR. Lei sa che, nel bene e nel male, 1+1 fa sempre 2 e non 5, come vorrebbero i socialisti”
Può farcela ad essere eletta in Municipio a Lugano?
“Il vento della novità può continuare a soffiare…”
Perché molti liberali luganesi hanno votato Chiesa e Regazzi e non Farinelli?
“È semplice: perché si identificavano di più con la politica di questi due candidati. Alex non è stato digerito per alcune posizioni di centrosinistra. Lui è stato anche un po’ ingenuo. In politica, in alcuni casi, devi sapere un po’ camuffare certe posizioni. Bisogna essere un po’ scaltri. Regazzi e Fonio sono l’esempio lampante di ciò che sto dicendo”.
Centrodestra e centrosinistra. Liberali e radicali. C’è chi dice che il PLR si è spostato troppo a destra e chi invece dice che Farinelli era troppo di centrosinistra. L’eterno dibattito in casa PLR continua…
“È vero, è così, è ancora forte nel partito questa discussione tra chi ha una visione più liberale e una più radicale. Ancora una volta consiglierei di osservare cosa è successo nel Centro: come dicevo sono riusciti a camuffare in modo straordinario, trasformandolo in un punto di forza, le divergente tra OCST e mondo imprenditoriale, tra Fonio e Regazzi, mentre noi ci dividiamo tra liberali e radicali. Dovremmo semplicemente prendere esempio da loro”
Per finire: Dadò ha detto che è il PLR ad aver spinto il Centro fra le braccia di Lega e UDC, rifiutando ripetutamente un all’alleanza. Ha ragione?
“Certo che ha ragione. Io mi auguro che nel prossimo futuro possa esserci un forte avvicinamento tra PLR e Centro, perché questi due partiti sono le forze di equilibrio fra la destra e la sinistra. E prima lo capiscono e meglio è per entrambi”