POLITICA E POTERE
L'UDC: "Più trasparenza nelle commissioni paritetiche"
I democentristi, tramite Paolo Pamini, presentano una nuova proposta di legge: "Buttiamo un masso nelle acque torbide"

BELLINZONA - Oggi  l’UDC, tramite il deputato Paolo Pamini, ha depositato in Gran Consiglio una proposta di nuova legge che regoli l’operato delle commissioni paritetiche con l'obbiettivo di tutelare meglio la busta paga dei lavoratori sotto contratto collettivo. Concretamente chiede che i conti delle commissioni vengano approvati annualmente dai salariati e dai datori di lavoro (altrimenti le commissioni non potranno più prelevare i contributi in busta paga) e che siano vietati riversamenti di contributi ai sindacati.

Con la proposta di oggi, si legge in un comunicato,  l’UDC  "getta un masso nelle torbide acque delle commissioni paritetiche che gestiscono un patrimonio milionario pagato dai lavoratori. Le commissioni paritetiche servono ad attuare e verificare il rispetto dei contratti collettivi di lavoro (CCL) di validità generale. Incassano decine di milioni di franchi dalle trattenute obbligatorie prelevate sulle buste paghe dei lavoratori. Si pensi che nel 2018 in Ticino vi erano oltre 80 CCL cantonali".

Con questo atto, prosegue la nota, l’UDC  "non intende mettere in questione l’utilità delle commissioni paritetiche – peraltro rette dalla legislazione federale per controllare il rispetto delle disposizioni contrattuali – bensì offrire alle parti sociali una maggiore trasparenza e coinvolgimento su cosa accade con i mezzi finanziari delle paritetiche. I sindacati giocano un ruolo importante in Svizzera quali rappresentanti dei salariati nella conquista e preservazione della pace del lavoro. Tuttavia, essendo la commissione paritetica per definizione un organo equidistante tra datori di lavoro e salariati, riteniamo che la legislazione cantonale debba porre delle basi a garanzia di una maggiore indipendenza – soprattutto finanziaria – tra sindacati e commissioni paritetiche.

Concretamente, termina il comunicato, "proponiamo di introdurre tre elementi chiave di una buona governance delle paritetiche orientata ai principi della trasparenza e della codeterminazione delle parti sociali, vale a dire: 

1. l’obbligo di allestire i conti della relativa commissione paritetica secondo quanto previsto dal Codice delle obbligazioni, garantendone la pubblicità nei confronti di tutti i salariati e di tutti i datori di lavoro toccati dal relativo contratto collettivo di lavoro di obbligatorietà generale;

2. l’approvazione, entro sei mesi dalla chiusura dell’anno contabile, dei conti annuali attraverso la doppia maggioranza dei salariati e dei datori di lavoro. Se ciò non avviene, fino all’avvenuta approvazione dei conti alla paritetica è vietato prelevare le trattenute in busta paga in virtù del relativo CCL di obbligatorietà generale. Un prelievo retroattivo dei contributi necessiterebbe pure della doppia maggioranza dei salariati e dei datori di lavoro;

3. al fine di garantire l’indipendenza e la neutralità della commissione paritetica, il divieto di riversare ai sindacati parte del prelievo in busta paga contribuito alla relativa commissione paritetica. Se per esempio un lavoratore soggetto a CCL decide di sindacalizzarsi può succedere oggi che egli non abbia alcun costo aggiuntivo, perché la quota sindacale viene ristornata al sindacato dalla paritetica, che la finanzia attraverso parte delle trattenute salariali obbligatorie secondo il CCL. Questo deve cessare di esistere, perché non è giusto che i salariati non sindacalizzati finiscano col pagare più soldi alla paritetica dei colleghi sindacalizzati.

La proposta di legge permette alla paritetica di delegare funzioni a organizzazioni terze, ma anche in tal caso sarebbe necessaria la doppia maggioranza dei salariati e dei datori di lavoro".

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