Fabio Poma: " La voglia di gridare al mondo la propria opinione è tanta. Cassis ha ceduto alla tentazione. L'ego è soddisfatto..."
di Fabio Poma*
La Svizzera è da 20 anni membro dell’ONU e da quest’anno fino al 2024, è anche membro non permanente del suo Consiglio di sicurezza. Pochi giorni fa, nella prima riunione dell’anno, il nostro responsabile del DFAE Ignazio Cassis ha preso per la prima volta la parola.
Nel suo discorso ha dichiarato che la Svizzera s’impegnerà a sostenere i principi che garantiscono la pace, la sicurezza, la democrazia e la stabilità. Allo stesso tempo ha anche però duramente criticato l’aggressione militare russa. Una condanna che avrebbe potuto risparmiarsi.
Occasione persa
Premetto che, come la gran parte degli svizzeri, deploro fermamente l’aggressione militare russa contro l’Ucraina e le conseguenti violazioni del diritto internazionale, ma nonostante ciò biasimo le esternazioni di Cassis perché inopportune. L’adesione della Svizzera all’ONU dovrebbe consolidare l’impegno del nostro Paese per la pace e la sicurezza nel mondo. In verità, un obiettivo più ideale che fattuale se ci atteniamo alla realtà, ma tant’è. Allo stesso tempo la Svizzera si prefigge, attraverso questo seggio, di mettere a disposizione della comunità internazionale la sua pluriennale esperienza e la sua credibilità nel campo della risoluzione pacifica delle controversie.
Se la promozione della pace e l’offerta dei nostri buoni uffici sono i nostri obiettivi, ritengo che ogni azione intrapresa in questo consesso debba sempre mirare ad onorarli. Sappiamo che ogni azione genera una reazione; quella della Russia dopo le condanne di Cassis è stata quella di allontanarci ancor di più da un possibile ruolo di mediazione. È altresì vero che, per la nostra diplomazia, le speranze di ricoprire un ruolo di paciere tra Mosca e Kiev erano già ridotte a un lumicino dopo le numerose prese di posizioni espresse in passato da Berna contro il regime di Putin. Tuttavia, proprio per questo motivo, sarebbe stata un’ottima occasione per cercare di riconquistare quella posizione di neutralità insita nel nostro DNA politico.
Lontani dal nostro mandato
Normalmente, in diplomazia, ogni parola e azione è sempre ben calibrata, soprattutto quando c’è un mandato da esercitare. Così come viene sempre ampiamente valutata e discussa ogni possibile conseguente reazione. Oggettivamente, posso immaginarmi che al DFAE fosse chiaro che le dure parole di condanna del suo rappresentante, non avrebbero minimamente stimolato il Cremlino a un ripensamento dell’aggressione nei confronti dell’Ucraina. In altre parole, se l’aspettavano che della morale svizzera la Russia se ne sarebbe fatta un baffo. Dunque perché veicolare messaggi inutili i cui risultati avrebbero potuto soltanto scatenare reazioni che ci avrebbero di fatto allontanato dal nostro mandato?
Il motivo, forse, è legato alle pressioni subite per mano dei soliti despota che dettano l’agenda altrui in funzione dei propri interessi. La Svizzera, si sa, gode di poca considerazione a livello internazionale. Non è nemmeno parte del G20 (Paesi più industrializzati al mondo) nonostante capeggi molte classifiche mondiali nell’economia, nell’innovazione tecnologica e nella scienza. Siamo, però, internazionalmente riconosciuti per la nostra neutralità. Spingere la Svizzera ad assumere una posizione di parte è stato un messaggio molto ghiotto. Poter affermare che anche il Paese neutrale per eccellenza era schierato, avrebbe significato un’ulteriore legittimazione del fatto che l’isolamento totale della Russia e il supporto militare a Kiev erano l’unica via percorribile.
In funzione dell’ego?
Non è stato casuale che Zelensky, a marzo del 2022, avesse scaltramente utilizzato il nostro CF (video conferenza sulla piazza federale con Cassis), per cercare il nostro esplicito sostegno. Siamo stati tra i primi in assoluto ad ospitare Zelensky, ancor prima che lo stesso si presentasse ai parlamentari di potenze come Francia o Italia. Poter far prendere posizione alla neutrale Helvetia è stata una mossa geopolitica molto rilevante.
Mi rendo conto che il ruolo della Svizzera non è sempre semplice. La voglia di gridare al mondo la propria opinione è tanta, specialmente in un mondo sempre più interconnesso e dove le sentenze abbondano. Cassis con il suo Dipartimento ha ceduto alla tentazione. L’ego senza dubbio è stato soddisfatto. Avrà sicuramente ricevuto una qualche pacca sulla spalla dalla comunità internazionale. Felici saranno stati anche molti ambienti di sinistra, dato che i principi di neutralità e sovranità sono da sempre in contrasto con la loro ideologia. Certo sarebbe triste apprendere che, per un po’ di gloria gratuita farcita da tanta ipocrisia, abbiamo dovuto obbedire a quella comunità internazionale che sempre di più condiziona il nostro futuro. Ora, senza più il ruolo di “super partes” il compito di promuovere la pace si è decisamente ridimensionato
*gestore patrimoniale - Articolo pubblicato sul Mattino della Domenica