POLITICA E POTERE
Botta e risposta Corti-Sirica. Il co-presidente del PS: "Nessuna forzatura". L'ex deputato: "Perché sente la necessità di precisare?"
Alta tensione a sinistra. L'ex parlamentare replica al co-presidente: "Mi sarei aspettato anche un po' più di empatia verso compagni lasciati in panchina dal corpo elettorale"
TIPRESS

*Di Nicola Corti

Il Corriere del Ticino torna sul mio post ripreso da LiberaTV (leggi qui) e lo fa estrapolandone passaggi e raccogliendo le reazioni del mio copresidente Fabrizio Sirica. Non sono stato coinvolto per una mia eventuale reazione, ma poco male: torno in tema con questo nuovo post. Cominciamo dal succo del discorso. Nel mio precedente post ho indicato - credo senza possibili fraintendimenti - che la mia sconfitta dipende da un immutato sostegno interno (dopo un primo quadriennio in Gran Consiglio francamente avrei gradito veder aumentati i miei voti interni), e poi, senza sottolineare che rispetto ai 9 uscenti su 13 ne son stati rieletti solo 5 su 12, annoto semplicemente che se avessi ottenuto maggior sostegno interno o pari sostegno esterno rispetto a quattro anni fa invece che due donne e due uomini il gruppo parlamentare avrebbe perso tre donne ed un uomo uscenti. Tutto qui, semplicemente.

Non polemizzo. Non contesto. Riporto ciò che osservo. In particolare, non parlo di forzature, non sollevo timori di esiti pilotati, non soffio sulle fiamme di chissà quali complottismi. Ho fatto una semplice analisi dei miei voti di panachage, con un parallelo rispetto a quelli del 2019, e spendo parole di rincrescimento anche a favore di Fabrizio Garbani Nerini, di Simona Buri e della Prima Cittadina tutt’ora in carica, Gina La Mantia, evidenziando che miei risultati anche solo di poco migliori avrebbero sì consentito una mia rielezione, ma a scapito di un’altra donna uscente, la rieletta Daria Lepori.
Tutto qui. Sta tutto scritto. Basta leggere.

Avrei semmai potuto soggiungere che dei cinque uscenti rieletti solo il capogruppo e i due copresidenti hanno ottenuto un ottimo riscontro dalle urne, uscendo ai primi tre posti assoluti in lista, i sette nuovi a seguire, mentre Daria Lepori risulta ultima eletta per il Sottoceneri e Danilo Forini rieletto per un pelo, grazie in particolare al voto bellinzonese.
Sono semplici dati oggettivi, che dovrebbero però destare preoccupazione: rappresentano una batosta per il Gruppo parlamentare uscente, batosta che ha rischiato d’essere ancora peggiore, e anche questo, assieme alla perdita di un seggio, non lo si può passare sotto silenzio, come se nulla fosse.

Nella sua intervista Fabrizio Sirica sente invece la necessità di escludere forzature, ribadisce che è l’elettorato, non il partito, a scegliere fra i candidati, che la lista era equilibrata, che nessuno è stato favorito a scapito di altri, che la composizione finale del nuovo gruppo è frutto di libere scelte dell’elettorato, senza responsabilità attribuibili al partito, sensibile semmai alle istanze interne al partito manifestate sin dalla scelta dei due copresidenti quali primi alfieri e rappresentanti della parità e del rinnovamento. Sì, va bene, e allora? Ho forse adombrato foss’anche una delle cose che Fabrizio Sirica sente la necessità di smentire? Lo fa semplicemente a scanso di equivoci? Perché, altrimenti, sente la necessità di simili precisazioni?

Discorsi del genere fanno semmai pensare che i più gelosi sono di solito anche infedeli. Si tratta dunque di affermazioni per mezzo di negazioni? Spero proprio di no. Semmai, visto che Fabrizio Sirica ha sottolineato che la sua copresidenza è nata sotto la stella del rinnovamento, per una maggior presenza attiva degli under 35, mi sarei aspettato qualche considerazione in più, di natura davvero politica, non meramente statistica, sul fatto da lui enfatizzato che rispetto al terzo di lista composto da under 35 addirittura il 50% del nuovo gruppo parlamentare (sovra-)rappresenterà quella fascia “sociodemografica”. Ma no, niente. Un accenno e via.

Mi sarei anche aspettato qualche parola spesa meglio sul fatto che solo cinque uscenti su nove hanno ottenuto un nuovo mandato, ciò che quantomeno è inusuale. Oddio, in proposito, umanamente, mi sarei aspettato anche un po’ più di empatia verso compagni lasciati in panchina dal corpo elettorale, pur sempre persone, compagni con cui si è lavorato a stretto contatto negli ultimi quattro anni. Ma no, niente.

Passi il rinnovamento, ma non a scapito di valori non solo da proclamare ma anche da praticare quali la solidarietà e l’inclusione. O almeno, e vale per tutti, civiltà e rispetto.

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