Secondo Sergi e Pronzini, "lo stesso Dipartimento avrebbe dovuto invitare i genitori che ne avevano la possibilità a tenere a casa i figli il 10 maggio". E segnalano anche un episodio legato alle "giustificazioni" per l'astensione dal lavoro
BELLINZONA - L'MPS non è del tutto soddisfatto delle modalità comunicative messe in atto da parte del DECS in relazione allo sciopero dei docenti dell'altro giorno. Da un lato, tra i codici per indicare l'assenza da parte dei professori non c'era quello relativo allo sciopero, che pure c'era, dall'altro non c'è stata una missiva comune e concordata da inviare alle famiglie: veniva garantito l'accudimento, ma alcune sedi hanno invitato chi poteva a tenere i figli a casa, mentre il Dipartimento pare abbia sconsigliato le direzione dal chiederlo.
Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini interpellano il Governo sui due temi sollevati. "Nei giorni immediatamente precedenti lo sciopero abbiamo assistito a due episodi, entrambi coinvolgenti l’amministrazione cantonale, che hanno sollevato perplessità, quasi volessero mettere in discussione il principio – apparentemente acquisito - del diritto di sciopero", si legge.
"Il primo riguarda proprio le indicazioni relative alla segnalazione dell’astensione dal lavoro. Se per i docenti (che non timbrano la propria presenza a scuola) la circolare del Consiglio di Stato indicava la necessità di segnalare questa astensione attraverso un formulario messo a disposizione dalle direzioni, per tutti gli impiegati, per i quali vige il rilevamento elettronico delle presenze e dell’orario di lavoro, si invitava a segnalare l’astensione del lavoro attraverso i codici che indicano assenza relativi a “scalo ore”, “affari privati” o “vacanza”; non veniva invece menzionato il codice 61 – pure contenuto negli apparecchi elettronici di rilevamento delle presenze ed espressamente indicato come “sciopero”. E "a molti questo modo di procedere è parso come un goffo tentativo di “far sparire” l’espressione concreta di un diritto pertanto formalmente riconosciuto; un espediente messo in atto nel tentativo di scoraggiare chi volesse scioperare, partendo dall’idea che non sia possibile astenersi dal lavoro per una ragione che non è contemplata dall’amministrazione cantonale. Inutile aggiungere che questo fatto permetterà eventualmente di fornire cifre sull’adesione allo sciopero assolutamente prive di qualsiasi serio fondamento".
Il secondo episodio "riguarda le lettere inviate da diverse direzioni delle Sme, in collaborazione con i collegi dei docenti, ai genitori degli allievi; lettere con le quali si segnalava lo sciopero del 10 maggio e si mettevano in evidenza le conseguenti difficoltà al normale svolgimento delle lezioni, invitando le famiglie che fossero in grado di farlo a tenere a casa gli allievi la mattina di mercoledì 10 maggio. In tutte queste comunicazioni si sottolineava che per tutti gli allievi che le famiglie avessero comunque inviato a scuola, l’accudimento sarebbe stato garantito".
Come esempio ne viene citata una della SMe di Losone, in cui vengono evidenziati "la necessità di garantire, in caso di sciopero, un servizio minimo all’utenza, l’invito alle famiglie che possono garantire la cura dei figli a non mandarli a scuola il 10 maggio, la comunicazione chiara che sarebbe stato organizzato un adeguato servizio di sorveglianza e di cura per i ragazzi che fossero stati comunque inviati a scuola".
Un tipo di comunicazione che all'MPS piace, "ci pare esemplare dal punto di vista della correttezza nei confronti delle famiglie e un esercizio equilibrato tra la necessità di garantire un diritto ai lavoratori e alle lavoratrici della scuola (il diritto di astenersi dal lavoro) e il diritto delle famiglie a poter comunque disporre di un “servizio minimo” di cura per i propri figli qualora la famiglia stessa non potesse assumerlo".
Sebbene varie sedi abbiano inviato una lettera simile, il Movimento per il Socialismo specifica come "l’inizitiva di una comunicazione di questo tipo alle famiglie avrebbe dovuto essere assunta direttamente dal DECS e non essere oggetto di censure, più o meno esplicite, da parte dei responsabili dipartimentali (quella del settore medio, Tiziana Zaninelli, ha dichiarato di aver “… scritto alle direzioni per dire che ritengo inopportuno invitare le famiglie a tenere gli allievi a casa”)".
E chiede:
"1. Per quale ragione, nella circolare del 3 maggio 2023 (“Mobilitazione del 10 maggio 2023 – Informazioni”) non si è indicata la possibilità di “giustificare” la propria astensione dal lavoro ricorrendo al codice 61 (sciopero)?
2. Per quale ragione il governo o il DECS non hanno ritenuto opportuno comunicare alle famiglie che il 10 maggio vi sarebbe stata un’astensione dal lavoro in molte scuole dell’obbligo e che, di conseguenza, sarebbe stato garantito essenzialmente un servizio minimo (accudimento degli allievi), indicando la possibilità di tenere i figli a casa?"