Il Governo ha dato la sua opinione su una mozione dei Lega e UDC del 2019, ora la palla passa al Gran Consiglio. "Le comunali garantiscono la capillarità dei controlli sul territorio, per un importante compito preventivo nell'ambito della prossimità"
BELLINZONA - Sarà il Gran Consiglio a dire l'ultima parola, ma per il Consiglio di Stato la competenza dei radar deve rimanere sia alle Polizie comunali che a quella cantonale. Non è il caso di porre tutta la responsabilità dei controlli della velocità solo alla Cantonale, come chiedeva Lega e UDC in una mozione dell'allora granconsigliere Piero Marchesi.ù
Per gli scriventi dell'atto, inoltrato nel 2019, permettere a tutti di collocare radar equivaleva a far cassetta. Veniva proposto il caso di Bellinzona, dove "la locale Polizia comunale ha eseguito un controllo di velocità sui 50 km/h a pochi metri dal cartello indicante 80": per loro era chiaro, si voleva solo guadagnare di più a scapito dei cittadini, a loro dire vessati.
Il Consiglio di Stato ha dato la sua risposta, la palla ora passa al Legislativo. Ma le motivazioni sono chiare: le comunali conoscono meglio il territorio e garantiscono una capillarità dei controlli.
“Le Polizie comunali esercitano un compito di polizia locale che è molto importante nel contesto ticinese, poiché garantiscono la presenza capillare su tutto il territorio comunale, facilitato dalla conoscenza del territorio e delle sue peculiarità, che permette loro di garantire la sicurezza sulle strade tramite controlli mirati, importante compito preventivo nell’ambito della prossimità”.
Grazie al contatto quotidiano con la popolazione le comunali riescono a capire quali sono i punti sensibili dove collocare dei radar.
Nel 2023 è stata diramata una nuova direttiva per i controlli, che serve “a fissare degli standard minimi da rispettare, e ha lo scopo di uniformare la metodologia, le modalità e le procedure per i controlli della velocità effettuati dalla Polizia cantonale e dalle Polizie comunali e nel contempo garantire il coordinamento fra le stesse”. Viene tra l'altro detto come “il principio che il controllo di velocità non deve essere a ridosso di un segnale di cambio di velocità ma che occorre mantenere una distanza di almeno 100 metri dallo stesso”: il caso citato di Bellinzona, portato come esempio, non sarebbe quindi stato possibile.
Norman Gobbi solo qualche mese fa aveva affermato che le polizie comunali hanno troppa libertà in merito ai controlli e aveva inviato una missiva ai Municipi "sulla necessità di un uso più coordinato dei controlli di velocità".