Il senatore e presidente dei cacciatori sul ministro vallesano: “Apprezzo le persone che vanno oltre gli schemi mentali comuni”
di Marco Bazzi
“Se andrei a caccia di lupi? Bhe, dipende dalle circostanze… Se l’Ufficio cantonale caccia e pesca chiedesse il nostro supporto potrei pensarci, tempo permettendo, ovviamente”. La domanda che poniamo al consigliere agli Stati Fabio Regazzi, presidente dei cacciatori ticinesi, nasce dalla decisione dal ministro vallesano Christophe Darbellay, già leader dell’Alleanza di centro, di mettersi a disposizione per l’abbattimento dei lupi nel suo Cantone. La notizia è emersa dopo che ieri l’Ufficio federale dell’ambiente ha autorizzato l’uccisione preventiva di dodici branchi, la maggior parte dei quali si trovano in Vallese.
E Regazzi che ne pensa?
È opportuno che il presidente di un Governo, in questo caso Darbellay, appunto, si metta a disposizione per cacciare i lupi, alla luce delle controversie che si trascinano da anni sull’abbattimento di questi predatori?
“Guardi, Darbellay era già in prima linea sulla ‘questione lupo’ quando eravamo colleghi al Nazionale. La sua decisione, dunque, non mi sorprende. È un personaggio che non ha paura di prendere posizioni scomode e che non segue le regole del politicamente corretto. Se il capo di un Governo si mette a disposizione per una caccia selettiva autorizzata dalla Confederazione non ci vedo nulla di riprovevole, anzi… Apprezzo le persone che vanno oltre gli schemi mentali comuni. Quindi, dico che Darbellay ha fatto bene”.
Insomma, se l’ha fatto Darbellay lo farebbe anche lei…
“Se ci fosse bisogno di noi cacciatori, perché no? Ma prima bisognerà capire con quali modalità. Se si tratterà di intervenire con abbattimenti mirati di singoli esemplari, come nel caso del Ticino, è bene che se ne occupino i guardiacaccia, perché in questo caso c’è un margine di errore molto alto e penso che nessun cacciatore voglia assumersi la responsabilità di sbagliare bersaglio. Se invece, in futuro, si tratterà di abbattere un intero branco problematico, allora se ne potrà discutere. Ma ci vorrà una formazione specifica per i cacciatori che parteciperanno, definendo in modo molto preciso ruoli e condizioni. Quindi, in quel caso sarei disponibile, ma, ripeto, sempre se ci fosse una richiesta da parte dell’Ufficio della caccia”.
È soddisfatto della decisione dell’autorità federale?
“Avrei preferito che fossero confermate le richieste del Ticino. Berna non ha autorizzato l’abbattimento di branchi di lupi nel nostro Cantone, ma, come dicevo, solo una regolazione mirata che riguarda singoli esemplari. In ongi caso il cambio di marcia da parte dell’autorità federale si è visto e non posso che rallegrarmi che si affronti finalmente la questione con pragmatismo e si vada nella direzione che auspico da anni. Lo ripeto per l’ennesima volta: non si tratta di sterminare i lupi, ma semplicemente di stabilire il numero massimo di predatori che il nostro territorio può sopportare, come si fa con altre specie, anche protette, per esempio con gli stambecchi. Politica e opinione pubblica devono togliersi gli occhiali dell’ideologia protezionista e naif secondo la quale la natura si autoregola. Saluto dunque con piacere la svolta impressa dal nuovo capo del dipartimento dell’ambiente Albert Rösti”.