Il consigliere nazionale leghista invita il Consiglio Federale a prendere misure per contrastare questo fenomeno in preoccupante crescita: “Solo nel 2022 le operazioni eseguite sono 500, di cui oltre la metà riguardano pazienti tra i 15 e i 24 anni"
BERNA - L’ideologia gender dilaga in modo preoccupante e gli interventi per cambiare sesso sono in continua crescita, anche tra i giovani e giovanissimi. Preoccupato da tale fenomeno, il Consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri ha inviato una mozione al Consiglio federale affinché prenda le misure necessarie per contrastare l’ideologia gender, imposta anche ai più giovani, e per proteggere in prima linea i minorenni - ma non solo - da operazioni avventate e irreversibili di cambiamento di sesso.
“Negli ultimi tre anni, le operazioni di cambiamento di sesso sono più che duplicate”, scrive Quadri al CF. “Solo per l’anno 2022 se ne contano quasi 500. Un record che fa stato di un business in continua crescita, e che deve porre degli interrogativi. Specie in considerazione del fatto che il 54% dei pazienti aveva tra i 15 e ed i 24 anni. Molti (troppi) sono quindi i minorenni”.
“Questi interventi comportano operazioni chirurgiche altamente invasive - prosegue Quadri -. Parallelamente aumenta anche il numero di quanti si sono pentiti del passo compiuto, ed intraprendono pertanto un percorso di “detransizione” che però ben difficilmente può essere completa, poiché molte delle modifiche effettuate sono irreversibili”.
Il consigliere nazionale leghista è dunque comprensibilmente allarmato dall’impennata degli interventi e anche dei pentiti, e si chiede dunque se non vi sia troppa leggerezza nel consentire ai giovani (spesso minorenni) di accedere a tale pratica tanto precocemente.
“È allarmante l’elevato numero di operazioni di cambiamento di sesso praticate (con leggerezza?) su minorenni. Questa situazione non può che essere la conseguenza dell’ideologia gender, propinata ormai anche ai bambini, oltre che, presumibilmente, di un’impostazione medica che sottovaluta l’aspetto psicoterapeutico, mettendo al centro la ‘voglia di cambiamento’ del paziente senza indagare a sufficienza i motivi che lo spingono a compiere un passo irreversibile, di cui in seguito molti si pentono.
Occorre pertanto mettere in campo gli strumenti atti a proteggere in prima linea i minorenni (ma non solo) da operazioni avventate da cui non c’è poi ritorno, e in generale tornare ad attribuire il dovuto peso al trattamento psicoterapeutico di persone affette da presunta ‘disforia di genere’”.