Gli effetti della riduzione dell'aliquota approvata ieri dal Parlamento preoccupano i Comuni. Sarà referendum?
BELLINZONA – La riforma fiscale approvata ieri dal Gran Consiglio continua a tener banco e alla fine sarà probabilmente il popolo a dire l’ultima parola. Una riforma che preoccupa i Comuni, a causa del taglio dell’1,66 per cento dell’aliquota d’imposta sul reddito delle persone fisiche, un compromesso trovato dalla Commisione parlamentare della gestione per alleviare l’impatto del ritorno del moltiplicatore cantonale al 100 per cento.
I contribuenti saranno dunque sgravati ma rischiano di vedersi aumentare i moltiplicatori comunali. Già, perché il taglio dell’aliquota influirà evidentemente sul gettito fiscale dei Comuni, compromettendo anche i futuri investimenti. L’MPS ha invitato gli enti locali a utilizzare lo strumento del referendum, previsto dalla Costituzione se richiesto da almeno un quinto dei Comuni. La Regione ha interpellato sindaci e municipali dei principali centri urbani per capire che aria tira.
Felice Dafond, presidente dell’Associazione dei comuni ticinesi e sindaco di Minusio, si dice preoccupato e non esclude il referendum, ma per ora non si sbilancia.
Più determinato Davide Giovannacci, municipale PLR di Locarno e capodicastero finanze: “Personalmente, se dovesse arrivare la richiesta, sarei favorevole al referendum”. E spiega che l’anno prossimo, a causa della riduzione dell’aliquota sulle persone fisiche, Locarno avrà un ammanco di oltre un milione: “Nel 2027 di 1’490’000, fino ad arrivare a un minor gettito di 1’830’000 franchi nel 2030. A questo si aggiungono solo nel 2024 gli oneri supplementari scaricati dal Cantone per circa 1,8 milioni, parliamo di case anziani, trasporti e soprattutto cure a domicilio. Insomma, con riferimento sempre all’anno prossimo, per recuperare il minor gettito e le spese per oneri supplementari dovremmo aumentare di 10 punti il moltiplicatore. Ciò che però non faremo avendo delle sopravvenienze. In futuro si vedrà. Ma di questo passo come fai a diventare un Comune fiscalmente attrattivo”.
Critico anche il vicesindaco di Locarno Giuseppe Cotti (Centro): “Il problema non è tanto il merito di questa riforma, ma il metodo con il quale si è giunti a questo risultato. Non vi sono state adeguate condivisione e consultazione con gli enti locali. È ormai un dato di fatto che come Comuni siamo sempre più considerati uno sportello amministrativo del Cantone”.
In controtendenza, invece, il sindaco leghista di Lugano Michele Foletti che, nonostante i siluri lanciati a Bellinzona nelle scorse settimana, afferma: “Come Comune preferivo la proposta del Consiglio di Stato, ma va bene anche il rapporto di maggioranza della commissione parlamentare. A dispiacermi è stato il fatto che non ci abbiano nemmeno informati su quello che stavano facendo”.