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08.07.2024 - 10:280
Aggiornamento: 10.07.2024 - 08:13

Elezioni francesi, Ducry: "Sollevato dal risultato. Ma anche un po' inquieto"

Intervista all'ex deputato: "Le Pen sarà ancora pericolosissima per le presidenziale del 2027. Tutto dipenderà dal prossimo governo"

di Andrea Leoni

Primo il nuovo Fronte popolare (sinistra), secondi i centristi di Macron e solo terza la destra di Marine Le Pen. Jacques Ducry - ex deputato e già presidente dell'alliance française di Lugano - come commenta il risultato finale delle elezioni francesi? Immagino sia felice…
“Sono sereno e sollevato da una parte, perché Le Pen e Bardella non hanno avuto né la maggioranza assoluta né quella relativa, ma anche inquieto dall'altra, perché dubito un po’ della ragionevolezza di alcuni leader politici, in particolare di sinistra, nel voler dare al Paese un Governo in grado di ricercare soluzioni di compromesso”.

Sorpreso dal risultato di Le Pen?
“Sì, soprattutto per il numero di seggi conquistati, inferiori alle aspettative. Però molte circoscrizioni sono state vinte sul filo di lana, dopo la strategia delle rinunce al ballottaggio da parte dei candidati marconisti e di sinistra. Se ci fosse stato un sistema proporzionale, Le Pen avrebbe avuto la maggioranza relativa, come alle europee. Per questo dico che vanno tenute in considerazione nell’analisi entrambe le fotografie uscite dal voto, sia il primo che il secondo turno”. 

Il risultato della coalizione di Macron, piazzatasi al secondo posto, è solo frutto della strategia delle rinunce oppure c’è dell’altro?
“Credo ci sia di più. Il primo ministro uscente Attal ha ridato un sussulto interessante alla coalizione, anche prendendo le distanze, in maniera per certi versi sorprendente, da Macron. Se paragoniamo le elezioni europee e il risultato di ieri, la coalizione del presidente è stata l’unica ad avanzare, pur lasciando sul campo un centinaio di seggi”.

Che Governo si immagina ora?
“Starà all'abilità di Macron, ammesso e non concesso che abbia ancora un guizzo di fantasia repubblicana”.

Da dove dovrebbe pescare il primo ministro?
“Dal mio punto di vista è inevitabile che il prossimo primo ministro sia espressione del nuovo Fronte popolare, coalizione vincente alle elezioni. Ma è chiaro che dovrà essere una persona moderata, capace di tessere delle alleanze con i marconisti e dintorni”.

E Mélenchon?
“Mélenchon sarà il vero problema per la governabilità del Paese. Senza di lui il Governo sarebbe già stato fatto stamattina. È un problema per la Francia ma anche per la sinistra”.

Per il fronte repubblicano, uscito ancora una volta vittorioso nel confronto con la destra, si tratta di una vittoria di Pirro o di un punto di partenza per prepararsi alla vera sfida, le presidenziali del 2027?
“È una vittoria dei principi. Il fronte repubblicano c’è ancora. E in Francia è così dal 1940 in poi. Ricordo che proprio oggi cade l’anniversario della morte di Jean Moulin, 8 luglio 1943, torturato e ucciso dai nazisti, a capo di una coalizione di resistenti, dai comunisti ai monarchici fino a De Gaulle, contro gli occupanti tedeschi e quella metà della Francia che si riconosceva nel governo collaborazionista di Pétain, all’origine del Front National del papà di Marine Le Pen”.

Sì, ma le prossime presidenziali?
“Madame Le Pen, se il suo giovane scudiero Bardella fosse diventato primo ministro, avrebbe avuto poche possibilità di diventare presidente nel 2027, perché i problemi da risolvere sono enormi e un Governo del Rassemblement National avrebbe inevitabilmente pagato dazio, scontrandosi con la realtà. Invece, con questo risultato, Le Pen sarà ancora pericolosissima nel 2027. Dipenderà molto da come queste nuove maggioranze relative uscite ieri dalle urne, riusciranno a dare delle risposte efficaci al relativamente giusto malcontento dei francesi. Se non dovessero farcela sarà ancora più difficile creare un fronte repubblicano alle prossime presidenziali”.

Chi vede come prossimo candidato presidente nella sfida con Le Pen?
“Da sinistra potrebbero emergere i nomi di Raphaël Glucksmann o Bernard Cazeneuve. E li vedrei bene anche come primi ministri ora, oppure un sindacalista moderato come Laurent Berget. Sul fronte dei centristi dico François Bayrou o Eduard Philippe. Anche questi ultimi sarebbero ottimi primi ministri in questa fase”.


Ma alla fine Macron ha fatto bene a indire queste elezioni?
“Sì, perché in ogni caso il Governo sarebbe caduto in autunno con la legge finanziaria. Invece in questo modo si è fatta chiarezza. La Francia di oggi è questa: tre blocchi principali, senza maggioranze assolute. Il Re ne esce certamente azzoppato ma dirige ancora la scacchiera”.

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