POLITICA E POTERE
Il foie gras va vietato in Svizzera? Partecipa al sondaggio
Il Consiglio federale ritiene l'iniziativa popolare eccessiva e raccomanda al Parlamento di respingerla

Il foie gras va vietato?

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Questi sondaggi non hanno, ovviamente, un valore statistico. Si tratta di rilevazioni aperte a tutti, non basate su un campione elaborato scientificamente. Hanno quindi l'unico scopo di permettere ai lettori di esprimere la propria opinione sui temi di attualità.

Il foie gras - d’anatra o d’oca – uno dei simbolo della cucina francese potrebbe essere vietato in Svizzera. Il divieto esiste già, da oltre 40 anni, per quanto riguarda la produzione, in quanto l’ingrasso di anatre e oche causa sofferenze agli animali. Ma ora un’iniziativa popolare chiede di vietarne anche l’importazione e la vendita, compresi i derivati come il magret e il confit.

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L’iniziativa “Sì al divieto di importazione di foie gras” ha raccolto oltre 102 firme valide, ma ieri la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider ha affermato che si tratta di una proposta eccessiva, spiegando che il Governo raccomanda al Parlamento di respingere l’iniziativa, senza formulare alcun controprogetto.

Tuttavia, Berna intende introdurre un obbligo di dichiarazione per i prodotti ottenuti con l’alimentazione forzata di anatre e oche, tramite un’ordinanza che dovrebbe entrare in vigore a metà del prossimo anno, ha aggiunto Baume-Schneider, sottolineando che questo obbligo permetterà di creare trasparenza nei confronti dei consumatori.

La questione non è solo etica, in quanto un eventuale divieto di importazione del foie gras sarebbe difficile da conciliare con gli accordi internazionali sottoscritti dalla Svizzera, come l’Accordo di libero scambio con l’UE.

Le Temps ha dedicato oggi un commento al tema, profilando un “rösti graben” del foie gras tra cantoni romandi e germanofoni: “Questa specialità è all’opposto delle preferenze gastronomiche del mondo germanofono, dove è ignorata o addirittura disprezzata. Le grandi catene di distribuzione non vendono più da tempo il foie gras”. Il quotidiano romando fa un appello al buon senso e alla moderazione (sia nella discussione che nel consumo).

“Un buon foie gras è costoso – annota l’editorialista - ma è ancora qualcosa che ci si concede nelle grandi occasioni; una piccola follia rituale, per così dire. E poi, c’è un altro sapore che conta: quello della libertà”.

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