Duro comunicato del Partito Comunista: "Siamo di fronte a un tradimento degli interessi nazionali. È il momento di agire"
BERNA – Gli accordi Bilaterali "sono un atto di tradimento". E "la Svizzera sta diventando una colonia dell'UE". Inizia così il duro comunicato del Partito Comunista contro l'ultimo accordo tra Berna e Bruxelles. "Che il Consiglio federale – conducendo una politica estera e militare di umiliante subalternità alla NATO – non avesse a cuore le sorti della neutralità e della pace, lo si era ormai capito da tempo. Ora sappiamo però anche che il governo svizzero ha ceduto persino sulla democrazia diretta e sulla sovranità nazionale in sé della Confederazione. Secondo le informazioni disponibili ad oggi, infatti, l’accordo siglato fra Berna e Bruxelles è a dir poco disastroso", recita la nota.
"È vergognoso sentire da sinistra le posizioni titubanti del PSS e dei Verdi che ancora credono a fiabesche “misure accompagnatorie”. Questi partiti, accecati da un dogmatismo europeista fuori tempo massimo stanno abbandonando i ceti popolari e le classi lavoratrici che in tutta l’UE, infatti, votano (e giustamente) per svincolarsi dai diktat imperialistici di Bruxelles. Ancora estremamente timida, anche se più sensata, è la posizione dei sindacati che ammette notevoli problemi".
E ancora: "Con questi nuovi accordi bilaterali, la Svizzera recepirà le leggi dell’UE: la ripresa del diritto comunitario rispetto a quello svizzero non sarà più “automatico” come si pensava inizialmente (e ci mancherebbe altro!) ma la sostanza rispetto al fallito accordo quadro del 2021 non cambia: in caso di controversia, infatti, la Corte di giustizia dell’UE potrà arrivare a sanzionare la Svizzera anche in seguito a una decisione presa democraticamente dal nostro popolo. Solo le colonie vengono trattate in questo modo. Passi indietro si verificheranno anche dal punto di vista della protezione dei salari e delle condizioni di lavoro dove la parte svizzera avrà meno strumenti per intervenire a tutela dei lavoratori di fronte ad abusi delle aziende dell’UE. L’UE ha inoltre preteso di smantellare il nostro servizio pubblico e il Consiglio federale ha accettato senza battere ciglio: non solo avremo una liberalizzazione del traffico ferroviario, ma saremo confrontati anche alla liberalizzazione del mercato elettrico nazionale che porterà all’esplosione dei prezzi a tutto svantaggio di lavoratori e piccoli imprenditori oltre che a una maggiore dipendenza del nostro Paese dal mercato energetico europeo".
Per il Partito Comunista, "siamo di fronte a un tradimento sia degli interessi di classe dei lavoratori sia dei nostri interessi nazionali: occorre quindi una reazione trasversale, da destra a sinistra, per evitare la sottomissione coloniale del nostro Paese a un’UE guerrafondaia, in crisi economica e profondamente anti-democratica. In Svizzera non c’è solo la destra, c’è anche una sinistra popolare, patriottica, stanca di questo europeismo aggressivo e anti-sociale: è il momento di schierarsi e organizzarsi. Il Partito Comunista farà la sua parte".