A due anni dal crollo di Credit Suisse, la vicepresidente di ASIB critica il rapporto della CPI e chiede più responsabilità per i top manager e un rafforzamento della vigilanza
LUGANO - A due anni dal crollo di Credit Suisse, il dibattito sulla piazza finanziaria svizzera resta acceso. L’Associazione svizzera degli impiegati di banca (ASIB) ribadisce, tramite un comunicato stampa a firma della sua vicepresidente Natalia Ferrara, la necessità di una grande banca globale e denuncia le mancanze della regolamentazione, chiedendo maggiori responsabilità per i top manager e un rafforzamento della vigilanza finanziaria.
Credit Suisse è stata acquisita da UBS il 19 marzo 2023, ma i vertici responsabili del fallimento non sono ancora stati chiamati a rispondere. Nel frattempo, migliaia di bancari svizzeri vivono l’incertezza sul proprio futuro. La recente Commissione parlamentare d’inchiesta (CPI), dopo un’indagine costata 5 milioni di franchi, ha avanzato proposte considerate deludenti da ASIB, come il requisito di una residenza decennale in Svizzera per i membri del Consiglio di Amministrazione di UBS.
UBS e i valori svizzeri: una questione di sostanza, non di residenza
Secondo ASIB, il vero nodo non è la cittadinanza, bensì il rispetto dei valori svizzeri, tra cui la stabilità e la protezione dei lavoratori. UBS ha dimostrato di incarnarli limitando i licenziamenti e garantendo lo stesso piano sociale a ex dipendenti di Credit Suisse e UBS, con misure di protezione per i lavoratori più anziani.
ASIB critica il rapporto della CPI, accusandolo di non affrontare le reali responsabilità della crisi. Il crollo di Credit Suisse non è avvenuto all’improvviso, ma è stato il risultato di anni di supervisione inefficace, con la FINMA che ha permesso alla banca di operare con riserve di capitale inferiori al necessario. Nonostante gli errori evidenti, nessuno tra i vertici della FINMA è stato ritenuto responsabile. ASIB chiede quindi le dimissioni della Presidente della FINMA.
Più responsabilità per i top manager, meno attivismo normativo
Dopo la sessione straordinaria del Parlamento nell’aprile 2023, ASIB ha sottolineato l’importanza di evitare una regolamentazione eccessiva, che rischierebbe di penalizzare l’intero settore bancario senza proteggere realmente i lavoratori. La discussione sulla necessità di una grande banca globale trascura il fatto che la piazza finanziaria svizzera è un pilastro dell’economia e coinvolge 100.000 posti di lavoro.
Per evitare nuovi casi come quello di Credit Suisse, ASIB propone:
Maggiore responsabilità per i top manager con una normativa penale specifica in caso di fallimenti gravi.
Un rafforzamento della FINMA, secondo gli standard anglosassoni, per una supervisione più incisiva.
Un’applicazione rigorosa delle regole, senza timori nei confronti dei dirigenti delle grandi banche.
ASIB chiede quindi alle autorità di passare dalle parole ai fatti, con misure concrete per garantire la stabilità del settore e la sicurezza dei lavoratori bancari.