Uno studio innovativo presentato al Congresso annuale della Società Americana di Oncologia Clinica dimostra che la radioterapia non è più necessaria per i pazienti con linfoma primario a cellule B del mediastino (la regione tra cuore e polmoni)
BELLINZONA - Oggi, 6 giugno, il Prof. Emanuele Zucca, MD, direttore scientifico del gruppo di studio internazionale sui linfomi maligni (IELSG) e responsabile dell'Unità Linfomi dell'Istituto Oncologico della Svizzera Italiana (IOSI), presenterà in anteprima mondiale a Chicago, al Congresso annuale della Società Americana di Oncologia Clinica (ASCO), i risultati di uno studio clinico condotto dallo IELSG, la cui sede operativa centrale è a Bellinzona. Questo studio fa parte delle attività scientifiche del gruppo sostenute dalla Fondazione per l'Istituto di Ricerca Oncologica (IOR).
I risultati di questo studio, a lungo attesi dalla comunità scientifica e dai pazienti, dimostrano che la radioterapia non è più necessaria per i pazienti con linfoma primario a cellule B del mediastino (la regione del torace tra cuore e polmoni), che ottengono una risposta metabolica completa dopo la chemio-immunoterapia convenzionale.
Si tratta di un linfoma molto aggressivo che colpisce soprattutto i giovani, in particolare le donne tra i 30 e i 40 anni. Si manifesta con una grande massa tumorale nel torace e ha una prognosi spesso sfavorevole se la remissione non è rapidamente ottenuta con la terapia iniziale o se la malattia si ripresenta dopo una prima remissione. Questo ha portato all'uso generale della radioterapia per consolidare i risultati della chemio-immunoterapia. Tuttavia, la radioterapia è associata a un rischio elevato di sviluppare altri tumori, soprattutto alla mammella, alla tiroide e ai polmoni, nonché di malattie cardiache coronariche o valvolari nei pazienti guariti. Ridurre questo rischio è la sfida raccolta dai ricercatori dello IELSG.
Lo studio IELSG37 è il più grande studio prospettico mai condotto su questo tipo di linfoma e ha coinvolto 545 pazienti provenienti da 13 Paesi in Europa, America e Asia. I risultati della chemio-immunoterapia sono stati valutati sulle immagini PET/TAC di tutti i pazienti, rivalutate centralmente da un gruppo internazionale di esperti coordinato dal Prof. Luca Ceriani del Centro di Medicina Nucleare dell'Ente Ospedaliero Cantonale. I pazienti con documentata remissione sono stati randomizzati, cioè divisi in modo casuale in due gruppi di dimensioni simili: un gruppo ha ricevuto il consolidamento radioterapico mentre l'altro è stato solo osservato senza ricevere alcun trattamento ulteriore.
Lo studio ha mostrato che il beneficio aggiuntivo della radioterapia è quasi nullo, poiché entrambi i gruppi di pazienti hanno mostrato tassi simili di sopravvivenza libera da ricaduta, superiori al 96% a 30 mesi dal termine della chemioterapia. Il 99% dei pazienti randomizzati è vivo a 3 anni dall’entrata nello studio indipendentemente dal fatto che abbiano ricevuto o meno la radioterapia.
L'omissione della radioterapia nei pazienti in remissione può risparmiare non solo gli effetti avversi di questo trattamento, ma riduce anche il costo complessivo delle cure, garantendo comunque un'altissima probabilità di guarigione. Si tratta di risultati destinati a cambiare la pratica clinica, e la loro importanza è sottolineata dal fatto che questi risultati sono stati selezionati per essere presentati nei prossimi giorni anche a due altri importanti congressi internazionali: il congresso annuale dell'Associazione Europea di Ematologia (EHA) a Francoforte, dove saranno discussi nella sessione plenaria il 10 giugno, e successivamente la Conferenza Internazionale sui Linfomi Maligni (17-ICML) che si terrà a Lugano dal 13 giugno.
Lo studio IELSG37 è stato parzialmente sostenuto dalla Lega svizzera contro il cancro, dal Cancer Research UK e dal Fondo Nazionale Svizzero per la ricerca scientifica.