ANALISI
Taccuino spagnolo. Su vino e promozione del territorio sono avanti di 20 anni. E all'aeroporto di Zurigo la Svizzera non c'è
Tornato da una vacanza in Spagna, tra Galizia, Castiglia e Cantabria, ho fatto scalo all’aeroporto di Zurigo. E...

Tornato da una vacanza in Spagna, tra Galizia, Castiglia e Cantabria, ho fatto scalo all’aeroporto di Zurigo. In attesa della coincidenza mi sono infilato in una delle due lounge “popolari” (non business, per intenderci), quelle legate a diverse compagnie di volo. E sono rimasto allibito, ma anche profondamente deluso, nel constatare come la Svizzera sia ancora lontana dal concetto della promozione dei propri prodotti.

 

Visto che siamo una nazione che produce ottimi vini, dal Ticino al Vallese, fino ai Grigioni, mi limito a parlare del vino proposto ai passeggeri in sosta: due etichette di rosso italiano (Primitivo pugliese), un vino spagnolo della regione del Rioja e un improponibile Bordeaux dell’annata 2017 (mancava solo il primeur 2018!). Stesso discorso per i bianchi: un Verdejo spagnolo, un Pinot grigio delle Venezie (che più generico di così si muore), e uno Chardonnay californiano. Per non dire delle bollicine: Prosecco e null’altro (vedi foto).

 

Ora, è chiaro che nelle lounge degli aeroporti vino e cibo (stendo un velo pietoso su quest’ultimo) è gratis e a volontà e che compagnie e stazioni puntano al risparmio… Quindi, alla fine, non ti resta che andare a mangiare qualcosa nel lussuoso baretto di Sprüngli (52 franchi per un piattino di salmone affumicato, due calici di bianco non meglio identificato e due vaschette di gelato, buono ma confezionato!).

 

Un aeroporto come quello di Zurigo, dove transitano ogni giorno migliaia di persone dirette o provenienti dal mondo intero, dovrebbe essere un punto fondamentale (la più grande vetrina dell’intera Svizzera) di promozione del territorio, delle sue bellezze, delle sue eccellenze, come si usa dire… Invece no.

 

Così, reduce dal viaggio in Spagna mi sono ancora una volta reso conto che siamo indietro vent’anni rispetto a Paesi che consideriamo economicamente di serie B. Perché da noi l’unico prodotto gastronomico promosso rimane il cioccolato… Tutto il resto (formaggi, salumi e vino) non esiste.

 

Altro che serie B! In Spagna, nelle regioni vinicole ma non solo, il loro vino te lo mettono sotto il naso ovunque, nei bar, nei ristoranti, nei negozi… E negli aeroporti! Lo stesso discorso vale per i prodotti di salumeria, jamon iberico o serrano che sia, in tutte le sue varianti.

 

Certo, anche in Spagna ci sono, come in tutto il mondo, vini “da lavandino” e vini di media e di alta qualità. Ma è la cultura del territorio, la cura, la passione, l’orgoglio, la convinzione e l’amore con i quali i prodotti vengono proposti e promossi che fanno la differenza.

 

In piena campagna, lungo il corso del fiume Duero, non lontano da Valladolid, puoi trovare tra i vigneti una cantina di grande qualità (la Pago de Carrovejas) che ospita un ristorante che da noi ce lo sogniamo (l’Ambivium), come ci sogniamo la gentilezza e l’accoglienza che riservano agli ospiti. Per non dire dell’architettura e dell’arredamento del locale, che sono da rimanere a bocca aperta (vedi foto).

Ti accolgono con un aperitivo di benvenuto accompagnato da un assaggio di tre oli d’oliva di diverse regioni, e ti propongono un menu di 5 portate con piatti della tradizione spagnola cucinati e presentati con classe da ristorante stellato, accompagnati da altrettanti vini di loro produzione. Poi ti portano il conto: 68 euro a testa. No, non si sono sbagliati…

 

Lasciamo perdere il prezzo, perché poi entriamo nel solito discorso del costo della vita, eccetera. È il concetto che conta. L’organizzazione, la convinzione, la volontà, la capacità… In una parola, la cultura del territorio.

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