L'ex Segretario di Stato PLR: "Che si possa noi Svizzeri ottenere dall’UE condizioni complessivamente migliori dei Britannici, basta che negoziamo “duro”, è fantasia..."
di Mauro Dell'Ambrogio*
Nell’atteggiamento verso l’Unione Europea i Britannici, come gli Svizzeri, sono divisi tra due posizioni di fondo, pur con mille sfumature. Una parte del paese ritiene che il benessere economico dipende molto da accordi con l’UE, segnatamente per quanto concerne l’accesso ai mercati senza (troppe) discriminazioni. Altri invece credono che il rischio di mancati accordi si può correre, pur di non dover sottostare (troppo) a regole dell’UE.
Il diritto europeo è un’imposizione colonialista? No. Anche la Svizzera esige dal Liechtenstein di sottostare al diritto e ai tribunali svizzeri nelle materie in cui, per sua convenienza, ha voluto integrarsi (dogane, moneta, eccetera). A differenza di un Cantone il Liechtenstein, dove pure funziona la democrazia diretta, può disdire questi accordi con la Svizzera. In ciò consiste la sua sovranità, non nel rifiuto per principio di regole fatte da altri, in cambio di vantaggi, come declama qualche nostro sovranista della domenica.
Chi da anni rimprovera al Consiglio federale di essere troppo arrendevole nei negoziati con l’UE la fa facile. Profitta del diffuso clima anti-UE, presente anche in paesi membri, e di temi – dai rifugiati al segreto bancario – che suscitano la voglia d’essere padroni in casa propria, anche se c’entrano ben poco con l’UE. In verità la domanda è, per noi come per i Britannici: quanto vale un (più o meno ampio) accesso ai mercati rispetto ad una (più o meno ampia) perdita di autonomia?
Non si tratta di essere o no patrioti, ma degli effetti che si prevedono e del peso che loro si dà: in termini di posti di lavoro, salari, benessere. La risposta dipende dalla condizione personale: chi lavora in un settore che esporta la vede diversamente da chi lavora in un settore di monopolio. Ma tutti, compresi chi vive di pensioni o di salari pubblici, subiscono prima o poi lo stato generale dell’economia.
Una storia diversa ha portato Britannici e noi oggi in situazioni simili. Loro hanno percorso l’integrazione dal mercato comune all’UE, per poi decidere di uscirvi e dover ora ridefinire da zero i rapporti. Noi rifiutammo l’adesione allo Spazio Economico Europeo, adottato invece (con perdurante soddisfazione) da Norvegia, Islanda e Liechtenstein, e trovammo soluzioni di compromesso con accordi bilaterali.
La proposta di accordo istituzionale Svizzera- UE ora in consultazione risponde sia alle esigenze nostre di consolidare rapporti bilaterali nel nostro interesse, sia a quelle dell’UE di limitare eccezioni per la Svizzera, diventate scomode nel contesto della Brexit. E’ come se un Cantone, decisa la secessione, chiedesse alla Confederazione di restare integrato per dogane, IVA eccetera: anche gli accordi col Liechtenstein, finora tranquilli negli archivi (ciò che dei nostri bilaterali con l’UE non si può dire), tornerebbero sotto pressione. Il contesto negoziale con l’UE è quindi simile, ma diverse le condizioni.
Il Regno Unito ha più peso della Svizzera, è periferico e isolato dal mare, ha forti legami con un ex impero d’oltremare; fattori che lo rendono meno dipendente da accordi con l’UE. Che si possa quindi noi Svizzeri ottenere dall’UE condizioni complessivamente migliori dei Britannici, basta che negoziamo “duro”, è fantasia; così come sperare in un negoziato più morbido dopo le prossime elezioni europee. Basta vedere quanto poco ci aiuti un’Italia governata da forze politiche simili a quelle che in Ticino accusano da sempre il governo nostro d’arrendevolezza.
In queste settimane il Regno Unito dovrà decidersi e l’impatto sarà notevole anche per la nostra opinione pubblica interna e per le decisioni che dovremo prendere noi.
*Articolo apparso su Opinione Liberale