SECONDO ME
Boris Bignasca: "La debolezza degli USA, gli errori di Trump e le ipocrisie dei democratici"
Il deputato ci scrive e analizza l'esito delle elezioni americane: "Sarebbe meglio essere onesti riguardo ai limiti di Biden e non insinuare false speranze, perché dalla notte del giubilo alla disillusione il passo è breve"

di Boris Bignasca*

Proviamo a dire alcune cose, riguardo alle elezioni americane. Opinioni da osservatore esterno, parziale e senza avere la presunzione di avere la sfera di crsitallo.

Svolgere delle elezioni - così importanti - nel mezzo di una pandemia è stato complicato. Il nervosismo della società americana era sotto gli occhi di tutti e, al consueto animato dibattito tra democratici e repubblicani, si sono aggiunte le proteste partite dei BLM, l’incertezza economica dovuta alla pandemia e lo scontro mediatico amplificato dalla personalità di Trump. Le condizioni per svolgere serenamente queste elezioni decisive sia per gli USA che per il mondo occidentale erano già di partenza difficili.

La frammentazione della società americana è un tema da non sottovalutare. Il voto massicciamente favorevole ai democratici nelle città e massicciamente favorevole ai repubblicani nel resto del paese, è una questione sul tavolo da molti anni e che sembra amplificarsi. Le divisioni economiche, raziali, politiche sono evidenti. Per quanto possono convivere così tante “americhe” insieme?

Gli USA – superpotenza mondiale - basano la propria narrazione egemonica sul concetto di democrazia. Quindi le elezioni si dovrebbero svolgere in un clima sereno, efficiente ed affidabile. Queste elezioni sono stato proprio tutto il contrario. Non c’è nessuno al mondo che possa garantire al 100% che non ci siano stati errori, voti scorretti, brogli e quant’altro. Starà ai tribunali USA stabilire se le prove portate dai repubblicani saranno solide, ma i metodi di conteggio non hanno affatto dato prova di affidabilità.

Trump è riuscito comunque a raggiungere risultati elettorali straordinari. Questo perché molti americani – non per forza suoi fan - gli hanno riconosciuto degli indubbi meriti sull’economia, sia per quanto riguarda il mercato finanziario, ma anche per quanto riguarda l’economia reale e i posti di lavoro. Trump è stato invece abbastanza disastroso riguardo alla gestione della crisi pandemica. Le goffe conferenze stampa sono state probabilmente l’inizio della fine del consenso di Trump nelle fasce moderate dell’elettorato, che hanno – giustamente – sostanzialmente timore del Covid19.

I democratici cantano vittoria e supportati dai media mainstream – che nella gaiezza del momento si sono anche dimenticati della pandemia e delle mascherine – elogiano Biden e Harris. Però in maniera stucchevole ed ipocrita dimenticano quasi sempre di dire alcune cose su Biden. Sarebbe meglio essere onesti riguardo ai limiti di Biden e non insinuare false speranze, perché dalla notte del giubilo alla disillusione il passo è breve. Prima questione sul tavolo riguarda la forza dei Repubblicani al Senato (ci sono ancora in ballo due seggi fondamentali in Georgia) e l’elezione del Congresso che vede una cocente sconfitta della strategia dell’ala radicale democratica.

Collegati ai media mainstream ci sono poi i sondaggisti, che hanno fatto per l’ennesima volta una figura barbina. Trump era addirittura dato in certi Stati “Swing” a -17%, mentre i risultati sono stati diversi. Le possibilità ormai sono due. O si tratta di totale incompetenza. Oppure si tratta di tentativi di manipolazione dell’opinione pubblica e dunque si tratta di strumenti fraudolenti. Il tentativo è quello di far credere agli elettori indecisi che ci sia un candidato con molto più consenso dell’altro (in questo caso Biden) e dunque convincerli a votare con la maggioranza (effetto bandwagon).

Si vedrà dunque nelle prossime settimane quali saranno le decisioni delle corti, le mosse di Trump e la reazione dell’opinione pubblica americana.

*deputato Lega

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