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Covid19, Boris Bignasca: "È ora di fare pace con i negazionisti"
Il deputato della Lega ci scrive: "Scegliamo una strada e seguiamola. I tentennamenti alimentano il negazionismo"
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19 OTTOBRE 2020
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19 OTTOBRE 2020

di Boris Bignasca*

Lo scontro tra “negazionisti” di vario genere e il resto della società sta aumentando di livello. Lo si vede plasticamente a Napoli e Roma con gli scontri (organizzati o no) di piazza per rispondere alle misure di coprifuoco imposte dai governanti. Lo dimostra anche il piccolo Ticino, dove un medico è arrivato alle luci della ribalta per le sue tesi controverse, che qui non ribadiamo.

La ragioni per cui la società si sta dividendo in questo modo sul contrasto al Covid19 sono da ricercare in molteplici fattori sociali, culturali, mediatici e politici (vedi lo scontro riguardo alle elezioni USA). È comunque sorprendente la forza e il livello di consenso che le varie posizioni “negazioniste” hanno preso nelle ultime settimane. 

Credo, dunque, che un certo consenso verso tali tesi sia alimentato da diversi errori che come società stiamo commettendo e che andrebbero evitati per affrontare al meglio questa seconda ondata, che non sappiamo ancora quanto forte sarà.

Evitiamo per quanto possibile la censura

Il nostro vivere comunitario si base su alcuni concetti assimilati nel corso dei secoli e che hanno avuto una svolta determinate a partire dalla Costituzione americana e dalla Rivoluzione francese. Si è lottato e combattuto nel nome (anche) di questi ideali, che poi sono stati sanciti in diverse carte costituzionali. Abbiamo stabilito dunque – a parte le parentesi del totalitarismo comunista e nazista – che la libertà di espressione va garantita a tutti: anche ai “negazionisti” del Covid dunque, ci mancherebbe! Che principio sarebbe quello della libertà d’espressione se venisse represso di fronte ad un virus, che tra l’altro è molto subdolo e contagioso, ma che ha una letalità ben lontana dalla peste nera di medievale memoria? 

Le misure anticovid devono essere pronte, efficaci e proporzionate: altrimenti non servono

Nelle scorse settimane ne abbiamo viste alcune e ne vedremo ancora. In Ticino abbiamo visto fiorire nei bar i famosi bigliettini, grazie ai quali gli esercenti avrebbero dovuto compilare delle lunghe liste excel per poi consegnarle alle autorità. Io – cittadino comune – non ho capito esattamente a cosa servissero tali bigliettini. E in effetti l’efficienza della misura, la sua ragionevolezza e soprattutto la sua efficacia sono state rapidamente messe in discussione.

L’altra misura preventiva antiCovid che sta facendo un gran buco nell’acqua è quella del contact tracing, sembra effettivamente fuori controllo. Oltre 250 casi al giorno da gestire in circa 20 persone sono effettivamente troppi. Il risultato di tale operazione? Le disposizioni di quarantena arrivano con giorni e giorni di ritardo e sono dunque quasi completamente inefficaci. Evitiamo poi di entrare nel merito della questione App SwissCovid che meriterebbe un capitolo a parte per inutilità.

Le regole poco sensate e le misure applicate male, sono ovviamente un terreno fertile per i “negazionisti” e diventano un fattore di smarrimento nella comunità.

Scagliamo una strada e seguiamola. I tentennamenti alimentano il negazionismo

Un colpo al modello svedese e uno alla botte del modello coreano, nel mezzo una serie di brutte figure dovute ovviamente all’impreparazione – assolutamente giustificabile per la prima onda, assai meno per la seconda - di fronte ad un virus sconosciuto. L’esempio che ricordiamo tutti è stato il valzer delle mascherine: “non servono”; “servono solo al personale sanitario”; “non vi diciamo di metterle perché non sapreste come farlo”; “dovrebbero essere obbligatorie, ma non ne abbiamo abbastanza”; “Le mascherine sono fondamentali, ma solo al chiuso”; “Obbligo di mascherine anche all’aperto”.

È ovvio che di fronte ad un simile valzer delle autorità, ci siano persone che si rifugino in tesi “complottiste” e “negazioniste”. Le persone hanno, invece, bisogno di una linea chiara, e di avere un’idea per quanto possibile precisa delle misure che sono sul possibile “menù” dei prossimi mesi. La comunità ha bisogno di prepararsi materialmente, organizzativamente e psicologicamente alle nuove misure. 

Al momento insomma per usare una metafora calcistica, stiamo entrando in tackle sul Covid, ma senza metterci veramente la gamba e senza nemmeno prendere il pallone.

In questa seconda ondata il numero dei contagi è simile anche se non paragonabile per questioni di metodo a quelli della scorsa primavera. L’onda delle ospedalizzazioni sembra seguire anche lo stesso trend. Invece – al momento – per fortuna (!!!) il numero dei pazienti in cure intense è molto minore. 

Speriamo che questo dato possa confermarsi perché sarebbe la dimostrazione che la presa a carico dei pazienti è decisamente migliorata e che il personale sanitario conosce molto meglio la malattia Covid19. Sarebbe dunque importante che ai titoli sensazionalistici riguardo ai contagi faccia seguito anche un’informazione chiara rispetto agli altri numeri (che non sono numeri ma persone) della pandemia.

Ora il paese ha bisogno di unità ed è dunque il momento di fare pace con i “negazionisti” ed evitare per quanto possibile gli errori in questa fase delicata. Dobbiamo fare questo sforzo per gestire al meglio questa seconda ondata e la situazione successiva.

*deputato Lega

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