SECONDO ME
Rocco Cattaneo: "Multinazionali responsabili: un NO alla demagogia e all’autolesionismo"
Il liberale: "Sono incluse tutte le piccole e medie imprese, anche quelle a conduzione familiare, e sono messe sullo stesso piano delle grandi multinazionali quali Nestlé o Novartis. Questa iniziativa é irrealizzabile"

di Rocco Cattaneo*

L’iniziativa Multinazionali responsabili, chiede che nella Costituzione venga sancito l’obbligo a tutte le aziende svizzere con attività (filiali, fornitori) all’estero di rispettare i diritti umani e le
norme ambientali internazionali. Questa normativa sarebbe un caso unico a livello internazionale. 

Tutto ciò è senza dubbio nobile, tuttavia irrealizzabile nella pratica e autolesionista. In primo luogo, bisogna ricordare che la Svizzera é tra i paesi più rispettosi delle condizioni locali quando
si trova ad operare con le proprie aziende all’estero e ha una tradizione umanitaria di lunga data. Le imprese elvetiche e i nostri imprenditori godono di ottima stima e reputazione oltre i confini nazionali. Gli iniziativisti sono riusciti a trovare solo sei esempi di danni causati all’estero da multinazionali con sede in Svizzera e cinque di questi esempi sono relativi ad una un’unica azienda.

Con questo non si vuole certo minimizzare la questione dell’impatto dell’attività economica delle multinazionali sull’ambiente e sulle popolazioni locali. Tuttavia, non ha senso sottoporre a inutili costi e rischi processuali le oltre 14'000 imprese svizzere che hanno attività all’estero. È dunque corretto far notare che, benché gli iniziativisti abbiano sempre parlato solo di
imprese multinazionali, il testo dell’iniziativa propone obblighi per tutte le imprese “che hanno la loro sede statutaria, l’amministrazione centrale o il centro d’attività principale in Svizzera”. Sono dunque incluse tutte le piccole e medie imprese, anche quelle a conduzione familiare, e sono messe sullo stesso piano delle grandi multinazionali quali Nestlé o Novartis. Questa iniziativa é irrealizzabile, perché prevede di imporre il diritto svizzero nei paesi esteri, il che é contrario ai principi base del diritto internazionale e non farebbe altro che intasare di inutili cause i tribunali svizzeri.

Inoltre, é autolesionista e dannosa per l’economia Svizzera. I costi che le imprese elvetiche dovrebbero sostenere per continuamente monitorare tutto quanto avviene all’estero nelle loro attività dirette e indirette sarebbero per loro fatali. Non é chiaro cosa prevedano gli iniziativisti per esentare da questi oneri le piccole e medie imprese. C’é inoltre il rischio che le aziende svizzere diventino ostaggio delle autorità dei paesi esteri, in particolare in quei paesi nei quali le istituzioni sono deboli. Governanti esteri disonesti potrebbero cercare di ottenere
risarcimenti pur senza averne diritto, con gravi danni economici e di immagine per l’impresa svizzera e per tutta la durata della causa.

Occorre dire che la promozione dello sviluppo sostenibile, è di gran lunga più efficace se concordata a livello internazionale. Esistono già numerosi strumenti per questo. Ad esempio in Svizzera le imprese sono già soggette all’obbligo di rendiconto, conformemente ai principi riconosciuti a livello internazionale. E questo verrebbe ulteriormente rafforzato dal controprogetto indiretto proposto dal Governo.

Una misura unilaterale e unica a livello internazionale come quella proposta dall’iniziativa metterebbe sicuramente in fuga molte aziende dalla Svizzera mettendo a rischio posti di lavoro e entrate fiscali. Molte aziende infatti, per non essere sottoposte ad un enorme onere amministrativo di controllo sulla propria filiera produttiva e a inutili rischi giuridici, potrebbero molto facilmente decidere di spostare la propria sede all’estero. Oppure le aziende avrebbero pure l’incentivo a disfarsi delle proprie attività produttive nei paesi in via di sviluppo. Questo avrebbe l’effetto di ridurre gli investimenti esteri proprio in quei paesi che ne hanno maggiormente bisogno per il proprio sviluppo economico.

Dunque, piuttosto che accettare quest’iniziativa autolesionista e scollegata dalla realtà dei fatti, é molto meglio valorizzare la tradizione umanitaria elvetica, rafforzando la collaborazione esistente con gli altri paesi e facendo uso degli strumenti già a disposizione per promuovere la responsabilità sociale e ambientale d’impresa.

*Consigliere nazionale PLR

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