Il sindaco di Lugano, a pochi giorni dal risultato delle urne, si toglie qualche sassolino dalla scarpa...
di Marco Borradori*
Ho abbastanza esperienza di campagne elettorali per sapere che durante la contesa c’è chi cerca di evidenziare i risultati ottenuti nel corso della legislatura e chi invece tenta di sminuirli. È una normale dinamica democratica che, solitamente, s’innesca tra chi ha la responsabilità di un esecutivo e chi mira a ottenerla. Tuttavia, leggendo alcune prese di posizione delle ultime settimane, anche di partiti che siedono a tutti gli effetti nella stanza dei bottoni, mi chiedo se abitiamo nella stessa città. Da parte di taluni sembra infatti esserci la corsa a chi la spara più grossa. A chi riesce a dipingere Lugano nel modo più brutto, decadente e depresso possibile. E allora dagli con la retorica disfattista della città immobile, grigia, inconcludente, disabitata, senza infrastrutture e che perde un pezzo al giorno. In certi articoli mancano solo la carestia e le cavallette, per completare il quadro.
Ma questa non è la nostra Lugano, quella reale che viviamo tutti i giorni. Lo so io e credo lo sappiano tutti i luganesi e coloro che la frequentano. Sarà che il benessere e l’abitudine portano a sottovalutare la qualità della vita quotidiana, ma abitiamo in una città splendida, con servizi efficienti, con un territorio magnifico dalle valli al lago, ricca d’infrastrutture e di opportunità, siano esse culturali, accademiche, di svago, sportive o economiche. Certe volte basterebbe fermarsi solo un attimo a osservare quel che abbiamo intorno per capirlo. Personalmente, quindi, rifiuto categoricamente questa tiritera lugubre che ci viene propinata dai profeti del declino. Lugano ha i suoi problemi, ci mancherebbe, e li abbiamo sempre affrontati, talvolta bene e talvolta meno, ma da qui a dipingerla come una periferia povera e depressa, ce ne passa. Il problema è che questo ritornello distruttivo e lamentoso fa forse gli interessi di qualcuno ma fa male alla città.
Con il Polo sportivo abbiamo appena dato luce verde a un’opera che attendevamo da tanto ma, invece di gioire per il successo almeno per un momento, c’è chi continua a dare sfogo a critiche e biasimo, oltretutto con argomentazioni molto discutibili. Anziché essere contenti del fatto che diversi importanti imprenditori si contendano vivacemente il rilancio dell’aeroporto - che qualcuno voleva chiudere - si scatena una polemica per delle appendici legali, del tutto comuni in questo genere di procedure. Non parliamo poi della vicenda del Molino. Per anni il Municipio è stato criticato da ogni parte per l’immobilismo e la mancanza di coraggio nell’affrontare la situazione. Poi, quando finalmente si è presa l’iniziativa, si viene accusati di aver fatto qualcosa. Come diceva la famosa canzone: qualunque cosa fai, ti tirano le pietre.
Sono sindaco da otto anni, di cui tre passati a risanare una situazione finanziaria disastrosa, e uno di pandemia, eppure si pretende che il Municipio, che mi onoro di dirigere, riesca a realizzare tutto ciò che normalmente si fa in 30 anni. Ci impegniamo ma per i miracoli non siamo ancora attrezzati. Abbiamo approvato la riqualifica dell’ex Macello, portato avanti progetti in tutti i quartieri (scuole, case per anziani, valorizzazione dei nuclei, nuovi parchi, potenziamento del trasporto pubblico...), inaugurato il campus universitario e la stazione, ci apprestiamo a entrare nel vivo del Polo congressuale al Campo Marzio, del masterplan del centro e del lungolago e del Piano direttore comunale. Ma lo dico subito: nessuno s’illuda che filerà tutto liscio. Sarà difficile portare a casa senza intoppi ogni singolo progetto. Perché fare le cose costa impegno, tempo e fatica. Non ci sono scorciatoie.
È giusto criticare, è giusto stimolare, è giusto pretendere dalle autorità che facciano sempre di più. Ma se anche i disfattisti, di tanto in tanto, investissero le loro energie per darci una mano anziché per criticare, forse faremmo più in fretta e meglio.
*sindaco di Lugano - Articolo pubblicato su Tio.ch