L'avvocato ed ex procuratore: "Ci stiamo quindi avvicinando, a poco a poco ma inesorabilmente, alla situazione italiana..."
di Luca Maghetti*
Certe questioni sono un po’ scomode, ma vanno comunque affrontate. Da anni si assiste a ritardi (crescenti) nel pagamento di prestazioni dello Stato quali, ad esempio, le fatture per gratuiti patrocini legali, il cui importo è fermo al palo, senza alcun rincaro, da almeno ca 20 anni. Ciò avviene dopo che il magistrato, talvolta, impiega qualche mese a decidere in merito alla fattura esposta, che se ritenuto opportuno viene ridotta.
Tale ritardo nel pagamento da parte dello Stato è ora apparentemente codificato in un piccolo avvertimento che abbiamo appena letto in una email di risposta automatica: il pagamento avverrà, “se i dati sono stati registrati correttamente e la documentazione allegata è completa, in circa 60 giorni lavorativi”. La (ulteriore) penalizzazione, rispetto ai termini di pagamento già di per sé poco consoni in Svizzera, viene esplicitata dal termine “lavorativi”, ciò che dilata ulteriormente i tempi a quasi due mesi e mezzo!
Tale nuova “prassi” sarebbe di per sé ancora accettabile, ritenuto come il Cantone sia ovviamente un pagatore sicuro a fronte di una morale di pagamento ticinese in caduta libera, al di sotto della media nazionale. Tuttavia, se si considera la severità con cui vengono quasi “inflitti” interessi di mora per ritardi di pagamento di tributi pubblici cantonali, con il 4,75% di interessi di mora per le imposte ed addirittura il 5% per gli oneri sociali (lo Ias è il più implacabile di tutti), la questione assume connotazioni grottesche, quasi fantozziane, in ogni caso in spregio ad un principio morale universale: non fare agli altri ciò che non vuoi venga fatto a te. Ciò avuto anche riguardo del fatto che importi consistenti incassati da un’azienda qualsiasi, quindi anche da uno Studio legale, vengono poi riversati allo Stato, vuoi come imposte, come Iva e soprattutto come Avs. Si capisce che, se la macchina dei pagamenti non funziona con la dovuta celerità, a rimetterci, in questo giro di soldi, è il cittadino contribuente, pressato dai termini dello Stato da una parte, mentre dall’altra riceve i suoi soldi con notevole ritardo, per di più istituzionalizzato. Ciò non è accettabile, ma nessuno dice niente.
Ci stiamo quindi avvicinando, a poco a poco ma inesorabilmente, alla situazione italiana, dove molte aziende vengono a trovarsi in gravi difficoltà finanziarie nonostante i crediti vantati nei confronti dello Stato. Un correttivo, per ristabilire la giusta fiducia, sarebbe forse quello di almeno permettere una compensazione tra crediti reciproci, ciò che permetterebbe di neutralizzare la differenza di tempi di pagamento. Sarebbe un segno tangibile di rispetto dello Stato verso i suoi cittadini!
*avvocato e già procuratore pubblico