Il deputato UDC fornisce la sua ricostruzione sulla bufera scoppiati tra i giudici: "È saltata la catena di comando"
di Tuto Rossi*
Entra in cancelleria la nuova giudice e ordina di notificare le citazioni in un certo modo. La segretaria più vecchia reagisce con un “qui abbiamo sempre fatto così”. La nuova giudice spiega che c’è una sentenza che impone di fare come dice lei, ma la vecchia segretaria si mette a urlare e ne nasce un battibecco con schiamazzi da spogliatoio maschile.
Questa scena – reale - riassume da sola cosa succede al Tribunale penale.
È saltata la catena di comando.
Di conseguenza, cinque giudici/e sette cancellieri/e quattro segretari(e) sono stati trascinati in un’autentica guerriglia urbana. Tutti contro tutti, fino a quando lo scontro tracima sui media e l’immagine della giustizia ne viene calpestata.
Per gli specialisti della scienza amministrativa, questa dinamica non è una novità. La situazione è grave ma non seria, direbbe Ennio Flaiano.
Il giudice è un mestiere difficile non solo per i cristiani da giudicare, ma perché comporta lunghe settimane di isolamento per studiare i faldoni, mentre nel tribunale continua il turbinio dei timbri delle mail e degli emolumenti da incassare. Grazie alle sue capacità, con gli anni una segretaria ha preso il sopravvento risolvendo in anticipo ogni problema, e sgravando i vecchi giudici - o meglio i giudici invecchiati con lei – dalle seccature che ti guastano la giornata.
Chiusi nei loro uffici, non si sono accorti che la vecchia segretaria, non avendo una qualifica superiore alle altre, ha fondato il suo potere sulla piccola tirannia, sul dividi et impera, sull’emarginazione di quella goffa, fino a infrangere la gerarchia e trattare di spaventapasseri un cancelliere. Arrivati i due nuovi giudici ignari delle dinamiche del gruppo, il giocattolo si è rotto. Protetta dall’ombrello dei vecchi giudici, la vecchia segretaria è stata denunciata fuori porta per mobbing dai nuovi giudici. Allora i vecchi giudici hanno denunciato i giudici nuovi per avere sbagliato vecchie sentenze opportunamente tenute in congelatore. Il serpente si morde la coda.
La soluzione è una sola: tagliare il nodo gordiano. Il Presidente del governo scenda a Lugano, faccia le sue audizioni e a fine pomeriggio chiuda l’inchiesta, allontanando chi c’è da mandare via, e ripristinando la pace fra i cinque giudici che sono tutti di alto livello.
Cosa fa invece il Consiglio di Stato? Moderno Ponzio Pilato, delega alla sempiterna avvocata Maria Galliani un’inchiesta sul tribunale che non deve occuparsi dei giudici del tribunale. Una farsa, poiché i giudici nuovi sono stati denunciati dai vecchi giudici per avere denunciato la vecchia segretaria. La pezza peggiore del buco. Cosicché, una vicenda risolvibile in una giornata si trascinerà per mesi con l’avvocata Galliani che saltellerà dai banchi della difesa ai meandri del tribunale senza parlare con i giudici “honi soit qui mal y pense”.
Verrebbe da suggerire che ve l’ha detto l’elettore ma non il dottore di fare il Consigliere di Stato.
*deputato UDC