SECONDO ME
Lo stabile EFG, Gobbi e gli "improvvisati politici immobiliaristi dell’ultima ora"
Il Direttore del DI sulla Regione punzecchia chi si oppone all'acquisto di Palazzo Botta: "Cantano un ritornello storpiando parole e musica"

di Norman Gobbi*

Di solito una canzone ha un ritornello. I contrari all’acquisto dello stabile ex Banca del Gottardo, su cui voteremo il prossimo 9 giugno, ne cantano almeno tre, storpiando parole e musica. Il costo di tutto il complesso viene criticato e gli improvvisati politici immobiliaristi dell’ultima ora lo ritengono esagerato.

La verità vera è invece una sola: l’investimento al metro quadrato per le superfici utilizzate dalle autorità per l’ex Banca del Gottardo (13’507 franchi per acquisto più ristrutturazione), è inferiore sia alle recenti nuove edificazioni del Cantone (più di 15’000 franchi a metro quadrato per la nuova sede del Centro del settore tessile a Chiasso, oppure 13’761 franchi solo per la ristrutturazione del Pretorio di Bellinzona), sia a precedenti acquisizioni di stabili esistenti (14’234 franchi per lo stabile di via Bossi a Lugano, sede delle Preture, acquistato dal Cantone nel 1999 dalla banca Ubs). Quindi fughiamo subito questa falsità e manteniamoci ai fatti.

I fatti dicono che l’ex Banca del Gottardo, situata in pieno centro a Lugano, è la soluzione decisiva e migliore per risolvere la situazione logistica della Giustizia per i prossimi 50 anni, alla luce di tutte le altre potenziali alternative già studiate e già bocciate in questi ultimi 12 anni per eccessivo costo e per inadeguatezza alle reali necessità. E ciò al netto di un’attesa per tale soluzione che dura ormai da trent’anni. Inoltre il costo dell’immobile è corretto e suffragato da perizie indipendenti, l’ultima delle quali aggiornata nel 2023, ed è stato negoziato dal governo. La banca che vende al Cantone manterrà a Lugano i suoi posti di lavoro. Per chi fa dell’occupazione un cavallo di battaglia questo dettaglio non dovrebbe essere trascurato!

L’altro ritornello dice che questo non è il momento di spendere tutti questi soldi. Allora: stiamo parlando di investire oggi 76 milioni di franchi (è il tema in votazione) per un investimento complessivo di 200 milioni di franchi per la Cittadella della Giustizia a Lugano, spalmato sui prossimi 10 anni. Ciò significa 20 milioni all’anno, ossia poco più del 5% di quanto ogni anno già il Cantone investe (350 milioni all’anno). Se consideriamo importante, e non solo a parole, il terzo potere dello Stato, allora dobbiamo convenire che possiamo (io direi dobbiamo) fare questo passo. Che non è più lungo della gamba e che rientra nella pianificazione finanziaria cantonale, senza intaccare gli aiuti e i sussidi che comunque il Cantone continuerà a erogare per sostenere le cittadine e i cittadini che più ne hanno bisogno. Perché un conto è parlare di investimenti – che creano lavoro e un importante indotto per imprese e artigiani locali – e un altro conto è parlare di Stato sociale. Mischiare queste due linee di spesa dello Stato è sbagliato (e io direi scorretto).

Terzo ritornello: la giustizia ha altri problemi, risolviamo prima quelli e poi investiamo nella logistica. Anche qui, se si vuole essere onesti intellettualmente, non si possono confondere e mischiare i due temi. Al Consiglio di Stato e al parlamento compete di dare una casa degna alla magistratura in tutte le regioni del cantone. È ciò che vorremmo fare adesso a Lugano, dopo gli interventi al Pretorio di Bellinzona (che costeranno 50 milioni di franchi) e al Pretorio di Locarno (40 milioni di franchi). E questo anche nell’ottica di implementare la digitalizzazione della Giustizia: un processo indispensabile, che si sta sviluppando a livello federale e che richiede infrastrutture adeguate, con la Cittadella della Giustizia che permetterà inoltre la separazione fisica tra autorità inquirente e autorità giudicante.

Se non cambia la musica e diamo ascolto a questi tre ritornelli finiremo nei prossimi 10 anni per spendere più o meno la stessa cifra (oltre 184 milioni di franchi), sprecando i soldi dei contribuenti per esempio pagando affitti a terzi, senza arricchire quindi il patrimonio immobiliare del Cantone, ma soprattutto senza trovare la soluzione definitiva! È per questo che il governo e la maggioranza del parlamento chiedono di votare “Sì”.

*Direttore DI - articolo pubblicato sull'edizione odierna della Regione

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