SECONDO ME
Simone Gianini: “Una riforma fiscale molto svizzera”
Il Consigliere nazionale PLR: “Restare tra i fanalini di coda in uno Stato federalista non è buona cosa. Il Ticino farebbe bene a guardare maggiormente oltralpe per capire come si muove il resto della Confederazione”
TiPress / Francesca Agosta

di Simone Gianini *

Per noi deputati a Berna le sessioni parlamentari – attualmente è in corso quella estiva – sono anche l’occasione per confrontarci con rappresentanti di tutti i Cantoni. È una buona opportunità per conoscere meglio altre realtà, in parte diverse, in parte paragonabili alla nostra, da cui poter prendere spunti interessanti. Il federalismo svizzero ha molti vantaggi, tra cui proprio quello di potersi ispirare alle ricette di successo già sperimentate da altri.

Il Ticino farebbe quindi bene, di tanto in tanto, a guardare maggiormente oltralpe per capire come il resto della Svizzera si muove. È ad esempio questo il caso della riforma fiscale in votazione il prossimo 9 giugno, laddove tra gli obiettivi del Consiglio di Stato e del Gran Consiglio vi è proprio quello di “riportare alcuni ambiti della fiscalità del Cantone Ticino nella media Svizzera”. Non è questa un’ambizione esagerata, anche perché siamo effettivamente il Cantone peggiore, ad esempio, per chi vuole prelevare il proprio capitale previdenziale, risparmiato durante una vita, così come siamo tra i cinque Cantoni che concedono meno deduzioni professionali ai lavoratori e di gran lunga quello che applica le aliquote più alte per le eredità e i trapassi aziendali fra parenti non diretti. E c’è un’altra cosa che, in un momento di costi crescenti in molti ambiti, a nessun altro Cantone verrebbe in mente: un aumento generalizzato delle imposte per tutti i contribuenti (questo sarebbe infatti l’effetto immediato, se la riforma fiscale non fosse approvata dalle cittadine e dai cittadini ticinesi).

Sotto questi aspetti, la riforma fiscale in votazione, soprattutto se paragonata con quanto hanno già adottato altri Cantoni, anche quelli che non stanno necessariamente meglio di noi, più che coraggiosa va definita ragionevole o, se si vuole, proprio per questo, molto “svizzera”: niente ricette avventate o fuori dal comune, ma un legittimo interesse a non perdere (buoni) contribuenti – oggi non sono pochi i ticinesi alle soglie della pensione che ritirano il capitale con enormi risparmi in altri cantoni – ed evitare un aumento delle imposte nel peggiore dei momenti della storia recente.

Restare tra i fanalini di coda a livello fiscale in uno Stato federalista non è buona cosa. Il 9 giugno si presenta l’occasione per riportarci dalle retrovie nella media degli altri Cantoni. Non perdendo contribuenti – e possibilmente attraendone altri – si riusciranno a garantire anche in futuro le entrate fiscali, certo più che mai necessarie di fronte alle sfide in corso e dei prossimi anni, ma che non è più scontato che ci saranno, se chi oggi le versa si convincesse che varrebbe infine la pena di pagare meno altrove.

 
* Consigliere nazionale PLR

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