Il Consigliere Nazionale leghista sul meccanismo della progressione a freddo: "Il contribuente rischia di pagare percentualmente più tasse, a parità di potere d’acquisto"
di Lorenzo Quadri*
Si chiama “progressione a freddo”, il che farebbe pensare ad un sistema di conservazione degli alimenti. Ed invece si tratta di un aggravio fiscale occulto. Senza la correzione della progressione a freddo, infatti, a causa dell’inflazione e del conseguente riconoscimento del carovita (aumento di stipendio), il contribuente rischia di venire spinto nell’aliquota fiscale superiore. E quindi si troverebbe a pagare percentualmente più tasse, a parità di potere d’acquisto.
Il riconoscimento del carovita serve infatti a conservare il potere d’acquisto; se però la conseguenza è un aggravio fiscale, è ovvio che il potere d’acquisto viene intaccato.
Ora, il sistema attuale esiste da oltre trent’anni; venne votato dal popolo nel 1990 con robusta maggioranza. Al di là dei tecnicismi, il meccanismo in vigore è semplice e trasparente. Non dà problemi di sorta. Un tentativo del Consiglio di Stato di cambiare le carte in tavola venne già respinto dal parlamento nel 2009.
Eppure, nel bel mezzo dell’estate, il CdS ha partorito un Messaggio in cui, camuffato tra varie altre questioni, si trova il tentativo di modificare, ossia di sabotare, ciò che funziona bene da tre decenni. Al meccanismo di cui sopra si vogliono aggiungere fumogene variabili, che “naturalmente” verrebbero gestite dall’amministrazione cantonale, in totale opacità. Per giustificare l’operazione non richiesta, si evocano farlocchi principi di equità.
Ma, quando lo Stato tenta di mettere mano ad un sistema che funziona (nient’altro da fare, con tutte le cose che invece non funzionano?), dietro c’è sempre la fregatura ai danni del cittadino.
Nel caso concreto, poi, gli “indizi ambientali” si sprecano: 1) Il tentativo viene fatto in piena estate, chiaramente nella speranza che nessuno se ne accorga causa vacanze; 2) a difendere la modifica è stato mandato avanti il funzionariato. Palese segnale che, politicamente, la proposta è una ciofeca.
Infatti il ragionamento su cui si basa non sta in piedi. Si dice infatti che, poiché non sempre il salario viene adeguato all’inflazione, in caso di mancato adeguamento la correzione non è giustificata e si trasforma in uno sgravio fiscale occulto. Bubbole. Se il salario non viene adeguato all’inflazione, vuol dire che il potere d’acquisto del cittadino diminuisce; a maggior ragione, dunque, è necessaria una compensazione fiscale.
L’intenzione del CdS è chiara: si tratta di aumentare le entrate. Il PS si è infatti affrettato a schierarsi a favore della modifica, poiché “serve a dare più risorse allo Stato”. Peccato che questo significhi toglierle ai cittadini. Ecco come la sinistra difende il reddito dei lavoratori!
Non è certo con simili mezzucci che si potranno risanare i conti pubblici. Il Cantone non ha un problema di entrate. Il problema è l’impennata della spesa. A causa della maggioranza di centrosinistra, lo Stato continua a gonfiarsi come una rana con sempre nuovi compiti e personale. Nei giorni scorsi, l’Istituto di politica economica dell’Università di Lucerna ha certificato che la crescita dell’amministrazione pubblica ticinese è da primato nazionale. Occorre intervenire subito per correggere questo andazzo deleterio.
*Consigliere Nazionale Lega