Andrea Togni: "È necessario rivedere il rapporto tra religione e area pubblica, assicurando che la neutralità sia effettiva e non selettiva?"
*Di Andrea Togni
Il buon senso e il principio di proporzionalità sono sufficienti? Auspicabili, ma non sempre adeguati. Recentemente, un gruppo di circa una decina di persone è stato notato riunirsi per pregare a mezzogiorno in Piazza Manzoni a Lugano (zona carosello), con un rituale di preghiera diverso dalle radici di cultura e storia di questo territorio (cristiano cattolico). La prudenza porta a credere che possa essere stato un atto estemporaneo e riconducibile a turisti ignari. Da capire, quindi, come accogliere e informare meglio chi, nel nostro Paese, viene con animo positivo e rispettoso, sebbene, magari, ignaro di usi e costumi tipici della nostra realtà.
In una società che proclama la libertà di culto e religione, è comunque un episodio che potrebbe sollevare interrogativi sull’uso dello spazio pubblico e sulla convivenza tra pratiche religiose e vita cittadina. È necessario rivedere il rapporto tra religione e area pubblica, assicurando che la neutralità sia effettiva e non selettiva? Dal profilo formale, probabilmente, non ci sono violazioni: la libertà di culto è garantita e, se l’attività è limitata nel tempo, non crea intralcio o pericolo e coinvolge un numero modesto di partecipanti, rientra nell’uso normale del suolo comune. Non serve oggi altra regolamentazione o burocrazia.
Se il vuoto lasciato dalla sparizione del crocifisso nella maggior parte degli spazi pubblici, quindi l’assenza di un primato del cristianesimo, è un dato di fatto, resta il dubbio che “questo vuoto” si stia riempiendo di migliori contenuti. Per evitare un “doppio standard”, implicito o meno, si evidenzia, quindi, la necessità di un approccio coerente: se una preghiera spontanea e discreta in piazza può essere accettabile, è opportuna la stessa tolleranza per altre espressioni? Soprattutto quando si concretizzano in un’esternazione palese, in pieno giorno e magari con rituali che non appartengono, storicamente e culturalmente, a questo territorio? L’opportunità di simili manifestazioni resta un tema aperto, per il quale potrebbe essere necessario intervenire con più fermezza in caso di nuovi episodi o, peggio, abusi.
Da non sottovalutare, invece, il campanello d’allarme legato agli episodi di accattonaggio nelle vie e piazze della città, che richiedono un intervento deciso. Sebbene l’elemosinare sia espressione di povertà individuale, è spesso la parte evidente di un sistema di sfruttamento orchestrato da criminali che obbligano persone vulnerabili a mendicare, trattenendone il raccolto. Un fenomeno che alimenta episodi di microcriminalità e degrado, con ripercussioni negative su commercio, turismo e decoro urbano. In una società sempre più diversificata, alla ricerca di compatibilità tra libertà individuali e ordine pubblico, maggiore attenzione e fermezza sarebbero auspicabili, senza sottovalutare l’importanza del sostegno economico e del reinserimento dei veri bisognosi, vittime di queste situazioni.
*Consigliere comunale PLR Lugano