SECONDO ME
Gehri e Pesenti: l'insostenibile pesantezza del debito
I presidenti di Camera di commercio e di AITI: "Purtroppo, la maggior parte dei politici alle nostre latitudini vuole piacere all’elettorato, piuttosto che proporre misure efficaci"
TIPRESS

di Andrea Gehri e Olviero Pesenti *

Finalmente se ne parla. Sì, perché la sostenibilità dell’aumento continuo della spesa del Canton Ticino a livello politico sembrava un argomento tabù. A parte le singole rivendicazioni partitiche e di bottega in occasione delle interminabili e sterili discussioni sui preventivi e consuntivi cantonali, quasi nessuno si era mai posto la domanda se la strada dell’indebitamento poteva esser percorsa all’infinito. Il sistema non era mai stato oggetto di serie valutazioni e, soprattutto, di decisioni.

Da quando le nostre associazioni economiche hanno di recente lanciato il tema, posizionandosi evidentemente per la sostenibilità della spesa pubblica, ecco che sono improvvisamente apparse veementi risposte da diverse parti. Per fortuna! Non aspettavamo altro! La discussione non può che far bene alla nostra democrazia ed economia.

Nascondere la polvere sotto il tappeto facendo finta che non ci sia nulla di cui preoccuparsi non può essere una strategia vincente per chi ha quale obiettivo la soluzione dei problemi. Purtroppo, la maggior parte dei politici alle nostre latitudini vuole invece piacere all’elettorato, piuttosto che proporre misure efficaci e, magari, impopolari sul breve termine, ma che permettono di affrontare davvero e in modo serio le sfide che ci attendono. Quindi grazie mille a chi ci ha risposto, perché in tal modo abbiamo lanciato un’importante discussione di cui beneficeremo tutti.

Detto questo, quale doverosa premessa vorremmo innanzitutto sottolineare che la nostra preoccupazione non è ideologica e non mira ad affogare lo Stato, come ci siamo sentiti rimproverare. Ci mancherebbe. Lo Stato è importante e va tutelato, come le sue imprescindibili prerogative. Ma lo Stato non può fare tutto. Deve preoccuparsi del bene comune mettendo evidentemente delle priorità. E nello svolgere le sue mansioni non può indebitarsi eccessivamente. I pericoli dell’indebitamento eccessivo li conosciamo: freno allo sviluppo economico, ostacolo agli investimenti, aumento delle imposte, ipoteca insostenibile per le future generazioni che saranno chiamate alla cassa ecc.
 
In secondo luogo, le nostre preoccupazioni non poggiano su fantasiose sensazioni, bensì su dati concreti, oggettivi, forniti dal medesimo Stato. Ne citiamo solo un paio ma ci sarebbe margine per fare un elenco molto più lungo. La spesa per la socialità e la sanità negli ultimi 10 anni è più che raddoppiata. Stiamo parlando di centinaia di milioni. Non vogliamo dire che queste spese vadano azzerate. Chi ha bisogno deve essere aiutato. Ma questa situazione merita perlomeno un’attenta valutazione per capire se questi soldi sono davvero spesi bene, in modo efficace e quindi mirato.

L’altro dato significativo: il debito pubblico pro capite in Ticino è di circa 7.000 franchi, mentre a Zurigo arriva a 2.500 franchi, a Ginevra a 5.000 franchi e a Berna a 5.000 franchi. Ma è possibile che non ci siano margini di miglioramento? Perché non si vuole procedere ad una seria valutazione della situazione? Gli obiettivi elettorali dei singoli individui devono davvero prevaricare l’interesse della nostra collettività? Nei prossimi anni i cosiddetti baby boomer usciranno dal mondo del lavoro. Andiamo incontro ad un problema demografico serio, in cui sempre meno persone dovranno mantenere un numero crescente di ticinesi in pensione.

Con i numeri appena indicati non ci vuole un dottorato in economia per capire che questa è una delle importanti sfide finanziarie che, se vogliamo essere responsabili, dobbiamo affrontare.

Una delle tante. Ma per farlo dobbiamo chinarci sul sistema per comprendere oggettivamente quello che ci possiamo permettere e quello che invece, per il bene futuro, è meglio correggere. Tutto qui.

* presidente della Camera di commercio - presidente dell’Associazione industrie ticinesi

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