LISCIO E MACCHIATO
A Liscio e Macchiato la crisi del PLR, Pfister vs Blocher e il dibattito sul femminicidio
Ecco i temi della video rassegna stampa di questa mattina curata da Marco Bazzi e Andrea Leoni

A Liscio e Macchiato parliamo questa mattina della crisi del PLR dopo la sconfitta al ballottaggio per gli Stati, prendendo spunto da un servizio della Regione che intervista diversi “ex” del partito, da Giovanni Merlini a Walter Gianora. Tutti dicono che l’allenatore non si cambia, e dunque Alessandro Speziali deve restare al timone.

Tra le dichiarazioni più interessanti, quelle dell’ex ministro Gabriele Gendotti – “Speziali comunica in maniera complicata, con un discorso un po’ troppo elitario. Deve scendere di un gradino verso la popolazione e si deve rendere conto che la ‘R’dei radicali sarebbe utile” – e dell’ex presidente Bixio Caprara – “Con il sistema maggioritario se non ci sono collaborazioni non si va da nessuna parte” -. Caprara auspica la ripresa di una convergenza con il Centro, ammettendo però che oggi è difficile. Scimmiottare l’UDC non è la strada giusta.

E a proposito dell’UDC, la NZZ intervista il presidente nazionale del Centro Gherard Pfister: “Prima di Blocher l’UDC era un partito pragmatico, non dissimile dal mio allora PDC. Blocher ha distrutto il ‘blocco borghese’, trasformando l'UDC in uno dei primi movimenti di protesta di destra europei. Si è differenziato in modo netto dagli altri partiti”. Una strategia che ha dato i suoi frutti, dice Pfister. Ma aggiunge: “Gran parte della nostra base non vuole avere niente a che fare con l'UDC, per ragioni di contenuto, per questioni come la decenza e lo stile e per un atteggiamento diverso nei confronti delle nostre istituzioni”.

Ma in Ticino, l’elezione agli Stati di Fabio Regazzi è avvenuta proprio sull’onda del ticket con Marco Chiesa, presidente nazionale dell’UDC.

Voltiamo pagina e parliamo della messa al bando di Hamas, che Ignazio Cassis vorrebbe sancire, ma non trova una maggioranza in Consiglio federale. “Purtroppo il signor Cassis si sta inchinando a Israele, invece di guardare agli interessi a lungo termine del nostro paese”, ha detto il consigliere agli stati socialista ginevrino Carlo Sommaruga a Le Matin Dimanche. Secondo il presidente del gruppo parlamentare svizzero-palestinese “ridurre Hamas a una semplice organizzazione militare terroristica ed escluderla dal gioco sarebbe un errore strategico, in quanto è fortemente integrato nella società palestinese”. Ma con Putin e l’Ucraina non abbiamo sentito discorsi del genere…

Torniamo poi sulla tragica morte di Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta. È polemica sulla lettera e sulle dichiarazioni della sorella della vittima, Elena, a cui abbiamo già accennato nella puntata di ieri. “Gli uomini – sostiene la ragazza – devono fare mea culpa, anche chi non ha mai fatto niente, anche chi non ha mai torto un capello”. Un’invettiva contro l’intero genere maschile che sta facendo discutere.

Torniamo anche sull’elezione di Javier Milei alla presidenza dell’Argentina con l’editoriale del direttore della Regione Daniel Ritzer e il commento di Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, che tracciano un paragone tra Argentina e, rispettivamente, Svizzera e Italia: “L’uomo con la motosega minaccia pure noi – scrive Cazzullo -. Il populismo non è morto né domato; è più vivo che mai, e va al potere nel Paese che ci somiglia di più, che è la nostra immagine riflessa e rovesciata nello specchio: l’Argentina”.

Chiudiamo con una curiosità su Napoleone. In attesa del nuovo film di Ridley Scott, è stato battutto all’asta il cappello dell’Imperatore, venduto per quasi due milioni di dollari.

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