LISCIO E MACCHIATO
Gobbi, Vitta, Chiesa e Marchesi, tra realtà e fantapolitica. E il j’accuse a Nestlé
Con Luigi Pedrazzini parliamo anche del rimprovero pubblico di Cassis al capo dell’esercito e dei giovani laureati ticinesi che non tornano

 

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Il Tribunale federale ha respinto il ricorso della Rete per la difesa delle pensioni contro il referendum finanziario obbligatorio voluto dal Gran Consiglio sul credito di 14,5 milioni per le misure di compensazione sulla Cassa pensioni dei dipendenti pubblici. Si andrà dunque alle urne il 9 giugno.

I ticinesi dovranno esprimersi anche sul credito per l’acquisto dello stabile ex Banca del Gottardo di Lugano, che dovrebbe ospitare la Cittadella della giustizia, e sulla controversa riforma fiscale. Ne parliamo a Liscio e Macchiato con l’ex consigliere di Stato Luigi Pedrazzini.

Il direttore della Regione Daniel Ritzer torna nel suo editoriale sui possibili effetti collaterali della candidatura di Marco Chiesa al Municipio di Lugano, nel caso in cui risultasse il più votato: Chiesa sindaco, Norman Gobbi al Consiglio degli Stati, nell’eventualità in cui il senatore democentrista lasciasse la carica a Berna, e il consigliere nazionale Piero Marchesi in Consiglio di Stato, essendo il primo subentrante sulla lista Lega/UDC.

Una sorta di Triangolo delle Bermuda, secondo Ritzer. Con due punti interrogativi: l’esito politico – ed eventualmente giudiziario - del caso dell’incidente automobilistico di Gobbi e la possibile sfida di Christian Vitta per gli Stati. Fantapolitica? Pedrazzini dice la sua e si esprime anche, con molta cautela, sul caso Gobbi, di cui si sta interessando anche la stampa di oltre Gottardo.

Con Luigi Pedrazzini parliamo anche di un caso di cui riferisce il Tages Anzeiger: il rimprovero pubblico rivolto dal ministro degli esteri Ignazio Cassis al capo dell’esercito Thomas Süssli durante l’assemblea degli ufficiali svoltasi nel fine settimana a Lugano.

Altro tema: secondo l’Ufficio di statistica, quasi la metà dei giovani ticinesi che si laureano oltre Gottardo non torna in Ticino. In chiusura, il rimprovero mosso da un azionista di Nastlé ai vertici della multinazionale che, con in molti altri casi, continuano imperterriti nella distribuzione di maxi bonus ai dirigenti.

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