È bagarre tra PLR e PS sui seggi nelle commissioni parlamentari, mentre la Lega inaugura il nuovo corso con un’iniziativa sui radar e l’opposizone al credito cantonale per la conferenza sull’Ucraina. Ecco gli ospiti
MELIDE - La nuova legislatura inizia con la battaglia delle cadreghe – che è il titolo di Matrioska in onda questa sera alle 19,30 su TeleTicino - e le cadreghe sono i posti nelle commissioni parlamentari. PLR e PS se ne contendono uno e tra i due partiti è già bagarre. Il Gruppo liberale radicale ha fatto sapere nei giorni scorsi che il 2 maggio, durante la seduta costitutiva del Gran Consiglio, sosterrà la proposta della Segreteria del Parlamento. Quest’ultima aveva presentato nelle scorse settimane una ripartizione basata sugli esiti elettorali che vedrebbe ridotti da tre a due i posti dei socialisti. Ma il Ps propone un’interpretazione diversa del regolamento, che gli consentirebbe di mantenere i suoi tre rappresentanti nelle commissioni, sottraendone uno al PLR, che da cinque passerebbe dunque a quattro.
Il partito guidato da Alessandro Speziali ovviamente non ci sta: “La decisione della Segreteria del Gran Consiglio, che ha attribuito al Plr 5 seggi commissionali, è corretta e legale”. Ma i socialisti non sembrano disposti a mollare la poltrona “ballerina”: “Con 12 deputati il PS avrebbe diritto a 2 seggi e il PLR, con 21 (meno del doppio), avrebbe diritto a 5 seggi (più del doppio). Chiunque capisce che c’è qualcosa che non torna!”, ha scritto il granconsigliere Danilo Forini. Prendendo spunto dalle dichiarazioni del capogruppo democentrista Sergio Morisoli – secondo il quale la ripartizione dei seggi va bene così – Forini è tornato a denunciare il pateracchio tra PLR e UDC: “Quando si tratta di prevaricare le minoranze e mettere da subito all’angolo gli odiati socialisti, gli (ex ?) liberali dell’Udc sono in prima linea a difendere i privilegi del (ex?) partitone”. E Forini usa la metafora del tiro al piccione, dove il piccione è il suo partito: “Ma noi non abbiamo nessuna intenzione di farci impallinare”.
Alla polemica il Mattino ha dedicato ieri la prima pagina con un commento al vetriolo di Lorenzo Quadri: “Il cittadino ticinese si deve sorbire, basito, paginate e paginate di giornale in cui i politichetti cantonali, invece di occuparsi dei tanti problemi del Paese, si arrovellano su questioni di ingegneria legale (…). Ma stiamo “busciando”? E la nuova legislatura non è nemmeno iniziata!”.
E a proposito di Lega, nell’ambito del nuovo corso barricadero annunciato da Boris Bignasca dopo la perdita di 4 seggi, oltre all’iniziativa sulla tredicesima AVS per i pensionati meno abbienti, arriva quella sui radar, altro storico cavallo di battaglia di via Monte Boglia. Firmata dallo stesso Bignasca e da Michele Guerra, l’iniziativa parlamentare chiede che l’attuale politica venga aggiornata “in modo più ragionevole”, che i radar vengano segnalati con un apposito cartello e che si introduca un tetto massimo al numero di postazioni di controllo della velocità, sia cantonali sia comunali.
“Non è un attacco a Norman Gobbi ma quasi, sebbene i granconsiglieri leghisti si siano premurati di esordire nel loro atto parlamentare con tutta una serie di elogi per il «servizio ineccepibile » garantito dalla polizia e dal Dipartimento delle Istituzioni”, scriveva ieri La Domenica.
In ogni caso si tratta del primo affondo leghista sui radar dal 2011 ad oggi, ovvero da quando Gobbi ha ripreso la direzione delle Istituzioni dal centrista Luigi Pedrazzini. In tutti questi anni il malcontento degli automobilisti era stato lasciato in mano all’UDC e al Centro. E torna alla mente la famosa “taglia sui radar” che costò un decreto d’accusa a Giuliano Bignasca.
Altri tempi, altra Lega, ma forse oggi, dopo 8 seggi persi in 8 anni, è venuto il momento di ripensare la linea del movimento.
Sempre la Lega preannuncia opposizione al messaggio governativo che chiede la “ratifica dei costi relativi alla gestione della sicurezza della Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina” tenutasi l’estate scorsa a Lugano: quasi 800mila (per la precisione: 774'666 e 45 centesimi) a carico del Cantone. La Lega non approverà il credito in Gran Consiglio e valuterà il lancio di un referendum: “I soldi dei contribuenti - si legge in un comunicato diramato venerdì dal movimento - non vanno spesi per inutili e faraoniche conferenze che non portano alcun valore aggiunto. Devono servire per aiutare i cittadini in difficoltà, ed in particolare quelli del ceto medio (…). La Conferenza in questione, fortemente voluta da Cassis, è stata un grande flop”.
Intanto fa discutere il risultato di un sondaggio svolto a livello nazionale da Tamedia e 20 Minuten, secondo il quale una chiara maggioranza degli interpellati vuole limitare l’immigrazione - in Ticino e nella Svizzera orientale, addirittura il 65% -. Se tra gli intervistati che si definiscono di “destra” la percentuale dei favorevoli al contingentamento è molto elevata (attorno al 90%), tra gli elettori del “centro” PLR-PPD è del 70%. Ma perfino tra i Verdi i favorevoli superano la soglia della maggioranza (51%), mentre tra i socialisti si fermano al 41%. E all’orizzonte si profila il lancio di una nuova iniziativa popolare federale per limitare l’immigrazione, limitazione che, secondo i leghisti dovrà estendersi anche ai frontalieri.
Appuntamento, dunque, questa sera alle 19,30. Ospiti di Marco Bazzi, Alessandra Gianella (PLR) Daniele Caverzasio (Lega), Maurizio Agustoni (Centro), Danilo Forini (PS), Tiziano Galezzi (UDC) e Samantha Bourgoin (Verdi).