Lino Guzzella: “Il Ticino ha avuto una fase abbastanza difficile dopo i cambiamenti e gli scossoni nel settore finanziario. Ma questa crisi è stata il punto di partenza per sviluppare nuove idee e liberare nuove energie"
BELLINZONA - Nel suo intervento all’Assemblea della Cc-Ti del 18 ottobre scorso il Professor Lino Guzzella, ex Rettore e Presidente sino 2018 del Politecnico federale di Zurigo, ha sottolineato l’importanza della creatività per il successo di un sistema economico.
Come sviluppare e trasmettere la creatività? E, ancora, la creatività è solo un problema di educazione e formazione o dipende anche dal clima socio-politico di un Paese?
“Credo che nessuno abbia una risposta esaustiva a questa domanda. Un paio di idee però si possono formulare. Una completa e diversificata formazione di ba-se è sicuramente una condizione necessaria, perciò faccio un appello a tutta la società affinché non si trascuri questa risorsa. Come disse Ann Landers: “Se pensi che l’istruzione sia costosa, prova l’ignoranza”. Un altro elemento è offrire degli spazi ai giovani dove possano sviluppare e testare le loro idee, anche se poi non raggiungono il successo. Non da ultimo, voglio ricordare l’importanza del pensiero critico, che si fonda su un’analisi propria e non segue ciecamente la moda del giorno”.
L’innovazione è da sempre il propulsore della crescita svizzera, ma nell’ultimo rapporto del WEF sulla competitività mondiale il nostro paese è retrocesso dal quarto al quinto posto. Come spiega questa frenata?
“Una delle ragioni è che gli altri paesi si muovono sempre più rapidamente, specialmente i Paesi asiatici. La Svizzera ha avuto molto successo, ma dobbiamo stare sempre attenti a non riposare sugli allori. In un mondo globalizzato e competitivo, dobbiamo correre più veloci solo per restare dove siamo”.
Il rapporto annuale dell’UE sull’innovazione ha visto, invece, il Ticino balzare addirittura al secondo posto in una classifica con 230 Paesi e regioni dell’Europa. I motivi di questo successo, secondo lei?
“Il Ticino ha avuto una fase abbastanza difficile dopo i cambiamenti e gli scossoni nel settore finanziario. Ma questa crisi è stata il punto di partenza per sviluppare nuove idee e liberare nuove energie. Le risorse di base – educazione, economia e politica – del Ticino sono forti e il talento necessario per sfruttare queste opportunità c’è o può essere attirato dall’Europa”.
Quali sono gli asset più promettenti per il futuro economico del Cantone?
“Guardando all’aspetto tecnico e industriale, si può dire che la presenza di due solide università, l’USI e la SUPSI, combinata con i diversi centri di ricerca, quali IRB, Cardiocentro, IOR, IDSIA e altri istituti, rappresenta una base sicura per un futuro sempre più promettente”.
In Svizzera e in Ticino si registra uno squilibrio tra le competenze richieste dall’economia e quelle che riesce a garantire il sistema formativo nel suo complesso. È possibile colmare questo scarto?
“Non è facile, ma si deve trovare un equilibrio. La formazione professionale è certamente l’elemento più importante. Il sistema dell’apprendistato ha permesso alla Svizzera di arrivare ad un tasso di disoccupazione giovanile molto basso. Spero che l’economia, ma anche tutta la società, si rendano conto del valore di questo sistema e continuino a sostenerlo nella misura necessaria”.