Intanto la Lombardia fornisce anche i numeri dei pazienti in cure intense: il 38% ha tra 64 e 75 anni, il 20% ha più di 75 anni, il 32% ha trai 50 e i 64 anni, il 9% ha trai 25 e i 49 anni
MILANO/LUGANO - L’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato il che l’emergenza Covid19 più essere classificata come una pandemia. Una comunicazione attesa quella della massima istituzione internazionale in materia di salute, ma che rappresenta comunque un fondamentale cambio di passo nella gestione globale della crisi.
“Non abbiamo mai visto una pandemia di un coronavirus, questa è la prima. Ma non abbiamo mai visto nemmeno una pandemia che può, allo stesso tempo, essere controllata”, ha dichiarato il il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa a Ginevra.
“L’OMS - ha aggiunto - ha valutato questa epidemia giorno dopo giorno e siamo profondamente preoccupati sia dai livelli allarmanti di diffusione e gravità, sia dai livelli allarmanti di inazione da parte degli Stati”.
Intanto il bilancio sia in Italia che in Lombardia si fa sempre più drammatica. Il numero dei contagi dall’inizio della crisi ha toccato 12’462 casi, oltre 2'000 in più rispetto a ieri. Le vittime sono complessivamente 827: rispetto a ieri sono 196 in più. I guariti sono 1’045.
In Lombardia, invece, siamo a 7280 positivi, ben 1489 rispetto a ieri. Gli ospedalizzati sono 3852, e il dato è in crescita costante non esponenziale. Per quanto riguarda i ricoverati in terapia intensiva nella Regione a noi confinante il 38% ha tra 64 e 75 anni, il 20% ha più di 75 anni, il 32% ha trai 50 e i 64 anni, il 9% ha trai 25 e i 49 anni e l’1% trai 18 e i 24 anni.
Intanto continua a far discutere la decisione del Coniglio di Stato di non chiudere le scuole dell’obbligo. “Qui a Lugano - ha dichiarato Marco Borradori a Teleticino - abbiamo una pressione molto forte, direi crescente, da parte dei genitori che ci chiedono come mai le scuole non vengono chiuse. Per noi sarà anche più difficile giustificare il fatto che le scuole restino aperte, visto che sono state chiuse quelle post-obbligatorie”.
“Sempre più genitori tengono i figli a casa - ha aggiunto il sindaco di Lugano - e i numeri sembrano destinati ad aumentare. La preoccupazione sembra crescere anche tra il personale scolastico.Sono dell’idea che occorra collaborare con le autorità superiori, ma non credo che un Comune possa decidere da solo di chiudere le scuole. Però è possibile che una maggioranza del Municipio si senta a disagio e domani decida di chiedere un incontro al DECS in tal senso”.