Fa discutere la decisone del Governo Conte di chiudere in tutta Italia le scuole dall'asilo a all'università. Ma anche i Professori Lopalco e Capua sostengono a spada tratta la misura
MILANO/LUGANO - Il nuovo, pesante, giro di vite deciso dal Governo italiano per far fronte all’emergenza Coronavirus, fa discutere dentro e fuori i confini nazionali. Chiusura delle scuole dall’asilo alle università fino al 15 marzo, stop a tutte le manifestazioni sportive, che potranno essere disputate solo a porte chiuse, serrande abbassate anche per cinema e musei. Divieti validi su tutto il territorio nazionale.
L’inasprimento delle misure restrittive, dimostra l’insufficienza di quelle adottate fino ad ora: i contagi, infatti continuano ad aumentare, a colpi di oltre 500 casi al giorno. Crescono esponenzialmente anche i morti che hanno toccato quota 107. L’Italia, e in particolare la Lombardia, sono in questo momento di gran lunga il focolaio di coronavirus più sviluppato del mondo occidentale. Ma fa comunque impressione il carattere drastico delle misure adottate, soprattutto se raffrontate a quelle degli altri Paese, Svizzera in testa.
Ogni restrizione porta in dote conseguenze economiche e sociali, ma a far discutere più di tutte è la scelta di chiudere tutte le scuole. Il Governo di Giuseppe Conte, non a caso, ci ha pensato fino all’ultimo ieri, prima di decidere. Il mondo scientifico internazionali, infatti, manifesta opinioni divergenti sull’efficacia di tale misure per contrastare la malattia. Vi sono Paesi come il Giappone che l’hanno già adottata, altri sono invece assai più prudenti.
In Italia i tre virologi maggiormente interpellati dai media - Roberto Burioni, Pier Luigi Lopalco e Ilaria Capua - sostengono con convinzione la misura.
“Considerati i numeri attuali, la chiusura delle scuole è un provvedimento indispensabile. Mi stupisco che qualcuno con un minimo di raziocinio possa non essere d’accordo”, ha scritto questa mattina su twitter Burioni, che ha sempre esposto tesi restrittive da quando è scoppiata questa crisi.
Tra i tweet di risposta al Professore dell’Università San Raffaele di Milano, anche quello di Paolo Beltraminelli: “La sua - ha scritto l’ex direttore del DSS - è una posizione rispettabile ma molti nella comunità scientifica la pensano in modo diverso, da noi in Svizzera abbiamo preso provvedimenti diversi. Lei ha molte persone che l’ascoltano, potrebbe sfumare i toni? Sarebbe un grande passo avanti”.
Ma anche l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco dell’Università di Pisa, non ha dubbi e schiera a sostegno della misura: “Molti - sottolinea - stanno usando l’assenza di evidenze per contestare la misura che chiude le scuole. Sfido chiunque a trovare una pubblicazione su come prevenire la diffusione di un virus comparso pochi mesi fa sulla faccia della Terra”. E cita il Professor Ben Cowling: “Quarantena e scuole chiusure sono misure efficaci perché distribuiscono i contagi su un periodo più ampio di tempo”.
Infine, l’opinione di Ilaria Capua, virologa e direttrice di un centro di eccellenza all'Università della Florida. Capua, al contrario dei suoi colleghi appena citati, ha avuto un approccio decisamente più soft, nei toni e nelle proposte. Ma l’articolo scritto nelle scorse ore su Fan Pag, intitolato “Coronavirus, perché è giusto chiudere tutto (anche se non ci piace)”, non lascia dubbi circa il suo parere: “Anziché preoccuparsi serve agire, semmai. Agire per mitigare il contagio, in particolare. Mi riferisco in particolare alle misure adottate ieri sera dal governo: allo stop agli eventi sportivi, alle chiusure delle scuole, alle distanze di sicurezza, alle bevande servite solo al tavolo e non al banco. Ai musei e ai teatri, ai cinema e alle sale concerto costretti a cancellare degli eventi. Ai baci e agli abbracci. Una cancellazione necessaria, se si pensa a quante persone si debbano muovere da un luogo all’altro, e a quante persone fisicamente debbano stare assembrate in un luogo solo. Se aggiungete che in questi luoghi ci vadano spesso persone anziane, capirete quanto il gioco non valga la candela”.
“È vero - conclude - che certe cose ci danno i nervi. È vero che l’economia è importante, e sappiamo che le pandemie costano. Ma credo che noi tutti vorremmo evitare che i nostri nonni d’argento non trovino posto in ospedale perché i letti sono pieni. Quando ci chiedono di restare a casa, o di mantenere le distanze, o di non andare a teatro, pensiamo a loro”.