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Gli appelli non bastano: ci vuole un lockdown per il turismo pasquale. Gli hotel vanno chiusi e i comuni scrivano a chi ha una casa di vacanza
Il presidente degli albergatori del Locarnese Max Perucchi: "Insistiamo per un ordine di chiusura". Brissago e Lugano scrivono ai titolari di case di vacanza
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di Marco Bazzi

 

I comuni sono preoccupati. Il rischio di un esodo da oltre Gottardo verso il Ticino durante le vacanze pasquali è più che concreto. Nonostante gli appelli lanciati a vacanzieri e turisti da vari ministri federali e ticinesi. Certo, molto dipenderà dalle condizioni meteo, ma se sarà una bella Pasqua c’è da scommettere che moltissimi confederati varcheranno i trafori per trascorrere qualche giorno nelle loro case di vacanza, cercando sole, tranquillità e spazi aperti. E di fronte a questa prospettiva c’è anche chi invoca misure drastiche, come la chiusura dei valichi.

 

Il problema comunque è evidente: un forte afflusso di persone, provenienti tra l’altro da regioni che nelle prossime settimane registreranno probabilmente dei picchi di contagio, non solo rischia di accendere nuovi focolai in Ticino, ma anche di provocare il collasso delle strutture sanitarie, che già sono messe a durissima prova. È evidente, no?

 

Gli appelli non bastano

 

Bisogna dunque assolutamente fare qualcosa di efficace e urgente per evitare che questo accada, e di sicuro non basteranno gli appelli alla Cassis a scongiurare l’esodo. “Attenetevi alle misure sanitarie. Ma non possiamo impedire che le persone si spostino da un punto all'altro del Paese, se lo fanno in sicurezza", ha detto ieri a Bellinzona il ministro degli esteri. No, non basta proprio, e quel “non possiamo impedire…” più che una raccomandazione suona come un timido invito.

 

Come un timido invito a non passare la Pasqua in Ticino è il messaggio pubblicato sul sito di TicinoTurismo: “Dall’8 marzo la circolazione da e per la Lombardia e il Piemonte è fortemente limitata. Per quanto riguarda gli accessi da altre zone il traffico rimane regolare”.

 

Chiudere gli alberghi

 

Del resto, la maggior parte degli alberghi rimane aperta, come pure le strutture che affittano camere, pensioni, appartamenti di vacanza, air bnb… Anche se bar e ristoranti sono chiusi… Però i take away rimangono aperti, per cui è in teoria possibile farsi consegnare i pasti a domicilio anche in una pensione che offre solo alloggio…

 

La risoluzione governativa del 20 marzo sulle misure a tutela della popolazione stabilisce che “gli alberghi che dispongono di un'autorizzazione alla gerenza per un numero superiore a 50 persone possono continuare a esercitare solo per accogliere personale legato alle attività permesse dalla presente risoluzione e alla gestione dell'emergenza”, rispettando ovviamente le norme igieniche accresciute, e “limitando l'eventuale servizio di ristorazione all'interno della propria struttura ed esclusivamente per i propri ospiti”.

E per gli hotel e le strutture che possono ospitare meno di 50 persone? Nessuna disposizione. E nemmeno gli albergatori sanno come comportarsi. In ogni caso, questo decreto scadrà domenica prossima, 5 aprile.

 

Facendo un giro su Booking, il principale sito di prenotazioni online, si scopre che non c’è in genere alcuna limitazione per assicurarsi una stanza in alberghi ticinesi durante la settimana di Pasqua. Sarà forse perché, se gli hotel chiudessero le prenotazioni online sarebbero penalizzati da Booking a livello di “ranking”. Sarà… L’impressione è però che, in assenza di direttive inequivocaili o di una chiusura generalizzata ordinata dal Cantone, gli alberghi a Pasqua saranno aperti anche ai turisti, e non solo a “personale legato alle attività permesse”.

 

Max Perucchi, presidente degli albergatori del Locarnese, ritiene che vada fatta chiarezza e che il Governo dovrebbe ordinare la chiusura degli hotel, fatte salve le strutture che ospitano personale non residente che svolge attività economiche indispensabili o che lavora nel settore sanitario. “Continuiamo a insistere perché nel decreto venga inserito un ordine di chiusura”, dice a liberatv. Per una questione sanitaria, ma anche per evitare agli albergatori problemi con le loro assicurazioni.

 

Il tema delle residenze secondarie

 

In attesa che il Cantone risponda a questa richiesta, si pone un altro problema urgente, quello delle residenze secondarie, delle case di vacanza insomma.

Prendiamo un piccolo comune come Brissago, che ha circa 1'800 domiciliati e ben 1'500 residenze secondarie, per un potenziale di circa 5'500 persone!

Il sindaco, Roberto Ponti, è giustamente preoccupato e insieme al Municipio ha deciso di scrivere a tutti i proprietari o locatari di case di vacanza. Le lettere verranno inviate al loro domicilio oltre Gottardo.

 

“In Ticino la situazione è particolarmente seria – si legge nella lettera - e il rischio di sovraccaricare le strutture sanitarie è concreto”.

L’invito è di non tornare a Brissago fino a che resta in vigore lo stato di necessità. “È un invito che vi rivolgiamo con enorme dispiacere, ma che è necessario per preservare la salute di tutti, inclusa quella dei nostri graditi ospiti che provengono da oltralpe. Vi aspettiamo calorosamente a Brissago non appena la situazione si sarà normalizzata”.

 

Lo stesso farà Lugano, come conferma a liberatv il sindaco Marco Borradori. E speriamo che seguano anche tutti gli altri comuni che contano un consistente numero di case di vacanza.

 

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