"Le mascherine possono da un lato ridurre la diffusione dei germi presenti nelle goccioline prodotte da persone infette, dall'altro offrire ai soggetti sani una certa protezione dal contagio"
LUGANO - Due anni fa l’Ufficio federale della sanità pubblica ha pubblicato un documento dal titolo “Piano svizzero per pandemia influenzale”. Oltre a una serie di misure destinate a contenere i contagi c’è un capitolo dedicato alle mascherine di protezione. Nonostante da settimane le autorità sanitarie, federali e cantonali, continuino a ripetere che le mascherine sono raccomandate soltanto per chi ha sintomi riconducibili al Covid-19, il documento sulle pandemia dice chiaramente che “in situazioni di grandi assembramenti, l'effetto protettivo collettivo è duplice: le mascherine possono da un lato ridurre la diffusione dei germi presenti nelle goccioline prodotte da persone infette, dall'altro offrire ai soggetti sani una certa protezione dal contagio. In tal modo si riduce il rischio generale d'infezione.
Alcuni studi indicano che in via sperimentale è stato accertato un certo effetto protettivo delle mascherine igieniche contro l'esposizione virale”.
Anche le esperienze acquisite con la SARS nel 2003 e con l'insorgenza di un'influenza nell'Ospedale universitario di Ginevra nel 2012, prosegue il documento, “lasciano supporre che esse possano limitare la trasmissione di virus”.
Seguono i però…
Però… “le esperienze fatte con la pandemia 2009 confermano che tra la popolazione svizzera il grado di accettazione relativo all'uso di mascherine igieniche è relativamente scarso, un atteggiamento che tuttavia può cambiare rapidamente in presenza di altre premesse (acuirsi della situazione di pericolo, impiego di mascherine nei Paesi limitrofi). In sostanza, nel chiedersi se e in quali situazioni si debba raccomandare alla popolazione l'uso di mascherine igieniche occorre considerare i quattro fattori seguenti:
• disponibilità
• utilità epidemiologica
• grado di efficacia delle mascherine
• severità della pandemia o gravità della malattia”.
Ora, siamo tutti d’accordo che il Covid-19 non è una semplice influenza, che è la pandemia più grave, letale e virulenta che il mondo intero sta vivendo da un secolo a questa parte, dalla famosa “Spagnola” che nel 1918 provocò decine e decine di milioni di morti. Non ci possono dunque essere dubbi sul punto “severità della pandemia o gravità della malattia”. E nemmeno sull’utilità epidemiologica, visto che anche l’Organizzazione mondiale della sanità ha corretto le sue raccomandazioni in merito all’uso delle mascherine.
Il problema è dunque unicamente la loro disponibilità (oggi nelle farmacie se ne trova qualcuna ma a prezzi da rapina). Insomma, le mascherine andrebbero indossate, almeno nei luoghi pubblici (negozi, banche, posta, bus, eccetera) e sul posto di lavoro. Invece no, finora nessun obbligo e nemmeno nessuna raccomandazione da parte delle autorità, a parte per gli operatori sanitari e poche altre categorie. Perché, è l’amara conclusione, non ci sono mascherine per tutti, e nonostante l’epidemia bussasse pesantemente alle nostre porte già un mese e mezzo fa (quando a Bellinzona andava in scena il sacro Rabadan e gli organizzatori dei carnevali ambrosiani mugugnavano per l’annullamento dei loro), nessuno ha pensato a gestire in modo coordinato un approvvigionamento, o a produrle sul territorio nazionale. E nemmeno a spiegare alla gente come farsele da sé, cosa che invece fanno in altri paesi (guarda il video allegato). O, eventualmente, a comprare una semplice macchina per produrle in loco!
Tra l’altro, sul punto “disponibilità”, il protocollo sulla pandemia in Svizzera redatto nel 2018 era molto chiaro e stabiliva i contingenti di mascherine che dovrebbero essere a disposizione. Per studi medici (336 mascherine igieniche per persona a contatto con i pazienti), farmacie (336 mascherine igieniche per persona a contatto con i clienti), servizi di soccorso pre-ospedaliero (scorte per 4 mesi), assistenza e cura a domicilio (125 mascherine igieniche per persona a contatto con pazienti o clienti), popolazione (50 mascherine igieniche per persona quale scorta di emergenza personale.
Ma voi, se non lavorate in servizi sanitari, avete mai sentito qualcuno che vi abbia raccomandato di tenere in casa una scorta di mascherine in vista di una pandemia che, prima o poi, in un mondo globalizzato e devastato e martoriato dal profilo ambientale come il nostro, un giorno o l’altro sarebbe scoppiata?
La domanda è dunque la seguente: a cosa serve avere un documento federale dedicato alle pandemie se poi le raccomandazioni di base non vengono rispettate?
Nessuno pare ancora oggi in Svizzera in grado di rispondere con chiarezza e trasparenza sul tema mascherine. L’unica cosa che sappiamo - l’ha detta qualche giorno fa il “guru” delle pandemie all’Ufficio federale della sanità, Daniel Koch - è che la Confederazione ne ha ordinate 17 milioni (se la memoria non m’inganna) e ne ha consegnate circa 600'000 al Ticino.
Intanto in Italia le regioni hanno da tempo emanato direttive precise e rigorose. La Lombardia è stata la prima regione (essendo la più colpita) a ordinare che chiunque esca di casa debba indossare la mascherina o comunque una protezione (anche una sciarpa o un foulard) su naso e bocca. Altre regioni hanno preso o si accingono a prendere provvedimenti più o meno restrittivi, muovendosi in modo autonomo, perché anche in Italia manca una regia centrale sul tema.
La Toscana seguirà la Lombardia: mascherine obbligatorie fuori casa, ma solo dopo che saranno distribuite comune per comune, gratuitamente. In Alto Adige vige l'obbligo di coprire naso e bocca con una mascherina o uno scaldacollo, in strada e al supermercato. Il Veneto ha acquistato quasi 25 milioni di mascherine e ne sta consegnando alle Unità sanitarie locali 240mila al giorno. Obbligatorie per accedere ai supermercati e ai mercati chiusi e aperti.
In Valle d'Aosta sono obbligatori mascherine e guanti all'interno degli esercizi commerciali, come in Friuli Venezia Giulia.
In Piemonte scatterà l’obbligo di mascherine per i commercianti e ai clienti viene raccomandato “di utilizzare la mascherina o qualsiasi altro indumento a copertura di naso e bocca”. Insomma, attorno a noi si muovono tutti… Mentre noi stiamo alla finestra a guardare che succede.