CORONAVIRUS
Il Covid19 visto dall'Africa: "Forse per una volta soffriremo meno del resto del Mondo. Ma se esplode qui..."
Intervista al cantante togolese Bibish Mola: "Questo virus ci mostra i nostri limiti. I paesi potenti non sono nemmeno in grado di fornire una semplice mascherina alla popolazione"

di Roberta Nicolò 

LOMÈ - Il continente africano è, ad oggi, il meno colpito dal virus. Il mondo occidentale è alle prese con il Covid19 da quaranta giorni e l’attenzione è tutta concentrata sull’emergenza  sanitaria europea e statunitense. Forse anche per questo, sulle prime, l’idea di due medici francesi - il primario del reparto di terapia intensiva dell'ospedale parigino Cochin, Jean-Paul Mira e Camille Locht, direttore di ricerca all’Inserm - che hanno ipotizzato durante una trasmissione televisiva una sperimentazione del vaccino proprio in terra d’Africa, è passata quasi del tutto inosservata.

Almeno fino a quando Didier Drogba e Samuel Eto’o, hanno espresso pubblicamente tutta la loro indignazione. Seguiti a ruota dall’OMS che ha bollato le parole dei due specialisti come “razziste”. “È vergognoso e orribile - ha aggiunto il direttore Tedros Adhanom Ghebreyesus -  ascoltare scienziati fare queste osservazioni nel ventunesimo secolo. Li condanniamo con la massima fermezza. L’Africa non può e non sarà un terreno di prova per nessun vaccino”.

Tra le reazioni indignate anche quella del cantante e musicista togolese Bibish Mola. Una voce molto conosciuta non solo in Africa ma anche in Germania e nel nord Europa, da sempre impegnato nella lotta per i diritti umani e i diritti dei bambini, che in un video su facebook ha espresso tutto il suo sdegno.

A lui abbiamo chiesto cosa sta succedendo nel suo paese, il Togo, e nel resto del continente africano in questo periodo di crisi sanitaria mondiale.

Bibish qual è la situazione in Africa rispetto al Covid19?

“Il virus è presente e i paesi più colpiti sono il Sudafrica, Algeria ed Egitto. Ma non ci sono i numeri presenti in occidente e in Asia”.

Credi che le stime ufficiali corrispondano alla situazione reale del Paese?

“È vero che in Africa molte persone non hanno un certificato di morte e vengono seppellite senza che l'amministrazione ne sia informata, è una situazione normale qui. Questo può certamente nascondere le vittime del Covid19, ma penso che sia impossibile che muoiano inosservate centinaia di persone. Soprattutto nei paesi la cui area è relativamente piccola, ad esempio il Togo. Quindi, per rispondere alla tua domanda, penso che anche se ci sono più vittime di Covid19 di quanto annunciato ufficialmente, non ci sono dozzine di morti al giorno”.

Ci sono misure di contenimento per la diffusione del virus messe in atto dai vari paesi?

“Sì, ma non sono gli stessi in tutti i paesi. Diverse nazioni hanno optato per il coprifuoco notturno, ovvero dalle 20 alle 6. Altri hanno dichiarato uno stato d’emergenza, in particolare Togo, Senegal, Kenya, Costa d'Avorio o anche in Niger e Guinea. Ce ne sono altri, invece, che hanno rifiutato di adottare queste misure per motivi economici, come per esempio il Benin”.

La popolazione è informata sui rischi del virus e sulle buone prassi per prevenirlo?

“Diciamo di sì ma con una riserva. Nel mio paese, il Togo, penso che ci sia stato un ritardo iniziale nel lanciare l’allerta sul Covid19 da parte del governo. E una volta iniziata la campagna di sensibilizzazione sono mancate buone strategie. Si è scelto di utilizzare, per sensibilizzare l'opinione pubblica,  il canale televisivo e la sola lingua francese. Qui in Togo non è molto diffuso l’uso della tv tra la popolazione. Inoltre il nostro Capo di Stato ha parlato alla nazione solo lo scorso 1 aprile. Io stesso ho pubblicato un video in cui invitavo il Presidente a rivolgersi ai togolesi con la sua stessa voce e non tramite Twitter, per rassicurare le persone e annunciare le misure restrittive. In un paese con quasi 28 città, nelle quali sono parlate più di 10 diverse lingue e in cui vi è una percentuale di analfabetismo pari 43%, la strategia giusta e più efficace è quella di sensibilizzare nei diversi idiomi, utilizzando tutti i mezzi di comunicazione possibili”.

Credi che il numero di pazienti Covid19 in Togo e negli altri paesi africani sia esiguo grazie alle misure di contenimento o ci sono altre ragioni?

“Le misure di prevenzione svolgono un ruolo importante. Inoltre, secondo un'ipotesi del tutto personale e senza fondamenti scientifici, penso che siccome l’Africa ha conosciuto per decenni molte epidemie e malattie causate da virus noti e sconosciuti, naturali e anche artificiali, sia in qualche modo preservata, o almeno lo spero. Mi spiego: in Africa, dalla nascita e fino a una certa età, siamo vaccinati contro malattie come la tubercolosi (BCG), la polmonite, il morbillo, l'epatite, la varicella e tante altre, per non parlare della lotta permanente alla malaria. Questo mi porta a pensare che un grande numero di africani è cresciuto con un grado d’immunità molto forte. Infine si sa che il Covid19 uccide molto e più rapidamente le persone in età avanzata, mentre la popolazione africana conta oltre il 70% dei giovani”.

Gli ospedali sono pronti e in grado di far fronte ad una eventuale emergenza?

“No, per niente, e direi senza esagerare che nessun paese in Africa in questo momento è ben attrezzato per affrontare la pandemia. Anche prima dell'arrivo di Covid19 i nostri ospedali stavano e continuano ad essere inadeguati”.

E gli ospedali in Togo in che condizioni sono?

“Non avremmo abbastanza pagine per presentare una situazione esaustiva degli ospedali in Togo. Ma per darti un'idea ti dirò che qui, quando ci ammaliamo, abbiamo paura di dover andare in un ospedale pubblico. Abbiamo molta paura di essere ricoverati, perché per patologie che possono essere facilmente curate nel vicino Ghana, in Togo si muore. Questo dovrebbe bastare a far capire qual è la situazione in questo paese”.

In Europa non si sente parlare della situazione del virus in Africa e dell’eventuale pericolo come te lo spieghi?

“Penso che sia perché l'Europa è molto più devastata dal virus, quindi non c'è tempo per parlare molto dell’Africa".

Qual è il rischio più grande per il tuo Paese e per i Paesi africani in generale?

“Stranamente credo che questa volta in Togo e in molti paesi dell'Africa, il Covid19 ucciderà sì un bel po' di persone, ma non a migliaia come in Asia, Europa e America. Se continuiamo ad aumentare la consapevolezza del pericolo e a mettere in atto le misure preventive per fermare o rallentare la diffusione del virus, penso che non ci saranno gli stessi rischi”.

Recentemente in Francia è stata avanzata l’ipotesi di testare possibili vaccini contro il virus proprio in Africa. Cosa ne pensi?

“Penso, come molti africani e persone di buon senso provenienti da tutto il mondo, che sia una vergogna per la Francia. L’Africa non è abitata da cavie ma da persone che meritano rispetto. Troppo spesso si pensa che visto che siamo un continente povero qui sia possibile tutto, senza un minimo di etica. Non è così. Con un video alla mia pagina Facebook ho invitato i cittadini e le cittadine di tutti i paesi africani a ribellarsi a questa mentalità malata”.

Pensi che una volta trovato il vaccino sarà messo a disposizione della popolazione africana?

“No affatto. L'Africa è sempre stata la vacca da mungere del mondo. Quindi, con l'aiuto di alcuni dei nostri capi di Stato corrotti, troveranno i mezzi per farci pagare anche questo”.

Vuoi lasciare un messaggio ai cittadini europei sulla situazione del continente Africano?

“Esiste una categoria di europei che pensa, per ragioni che non dirò, che l'Africa sia solo un pezzo di terra senza valore e quindi un luogo dove è legittimo perfino usare la popolazione per testare vaccini. Dico che sono spregevoli. C'è un'altra categoria di europei che non si sente più importante, né più intelligente dell'Africa e degli africani. Queste sono le persone che meritano rispetto”.

Pensi che questa crisi sanitaria dei paesi cosiddetti ricchi possa contribuire ad un cambio di mentalità?

“Ride (n.d.r) Per prima cosa non si può fare di ogni erba un fascio, perché l'economia mondiale è controllata da una manciata di persone e per loro il cambiamento di mentalità non sarà certo immediato. Ho piuttosto paura che questa crisi farà emergere ancora di più la guerra economica. D'altra parte, credo che le potenze del mondo abbiano capito che il denaro non è tutto, e questo virus ci ha mostrato tutti i nostri limiti. I paesi che si pensava fossero ricchi, forti e potenti non sono nemmeno in grado di fornire una semplice mascherina protettiva alla popolazione, per non parlare della reazione tardiva al blocco del virus sul loro territorio. L'uomo, in generale, deve capire che non può domare la natura, tanto meno distruggerla in nome dello sviluppo. Dobbiamo vivere nell'umiltà e rispettare la natura perché la natura può vivere senza l'uomo ma senza natura l'uomo può solo morire”.

 

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