L'esperto informatico: "Il beneficio di salute è superiore al rischio di una violazione della privacy"
TICINO – Il mese prossimo sarà a disposizione di tutti i cittadini l’applicazione mobile Swiss PT, la cosiddetta app per il contact tracing che tanto sta facendo discutere. Il motivo? La privacy, ovviamente. In attesa di capire la base legale sulla quale si baserà l’applicazione (la deciderà nei prossimi giorni il Parlamento ndr), non mancano pareri contrari e d’appoggio allo strumento che la Confederazione intende mettere in campo per contrastare la diffusione del coronavirus.
Alessandro Trivellini, responsabile del Servizio informatica forense della SUPSI, in un video pubblicato sul canale YouTube dell’università ha espresso il proprio parere e ha ‘proposto’ una forma diversa per la creazione dell’applicazione. Per Trivellini sarebbe meglio che siano i Comuni a gestire il tracciamento dei casi basandosi su un rapporto di fiducia tra i cittadini e le istituzioni comunali in modo da “poter alleggerire la pesantezza tecnica della gestione della privacy”.
Di questo e dell'applicazione per il contact tracing in generale ne abbiamo parlando con l’esperto informatico Paolo Attivissimo. “Personalmente – dice – ho studiato l’applicazione e la documentazione ad essa correlata. Penso di poter dire che siano state adottate tutte le precauzioni ragionevoli per garantire la privacy dei cittadini. Non vengono scambiati nominativi e tutto resta in forma anonima. È realmente difficile risalire all’identità delle persone. Il dubbio principale, per quanto mi riguarda, consiste nel valutare bene quanto questa applicazione possa essere efficace. La privacy è tutelata”.
“La scaricherò? Sì, certo. Ho già scaricato l’applicazione demo. Perché? Per fare la mia parte come cittadino e per studiare il fenomeno professionalmente. In ultimo, ma non in ordine di importanza, il beneficio di salute che posso trarne è superiore al rischio di una violazione della privacy. A mio avviso, vale la pena fare questa scommessa”.
Abbiamo chiesto ad Attivissimo cosa ne pensa della ‘proposta’ di Trivellini. “Affidare la gestione ai Comuni comporta una serie di rischi non indifferenti e superiori a quelli di fare gestire l’applicazione alla Confederazione. Penso ai Comuni piccoli, dove sarebbe assolutamente più facile deanonimizzare le persone. Inoltre, significherebbe dover formare più persone a gestire un sistema nuovissimo. Questo comporterebbe un allungamento dei tempi e, di conseguenza, un aumento dei rischi per la salute”.
Sulle basi legali dell’app, Attivissimo lascia la parola ai politici. “Starà a loro decidere le fondamenta legali. Non sono un legale e non posso esprimermi, ma sono sicuro che applicheranno i principi costituzionali per garantire sia la tutela della privacy che quella della salute pubblica”.
“Per concludere – continua l’esperto –, reputo che tutto quello che si poteva fare per proteggere la popolazione è stato fatto. Nessun sistema è infallibile e quindi bisogna mantenere un certo lato critico”.