Botta e risposta tra medici sulla domanda che tutti si pongono, ma a cui nessuno sa rispondere. Galli: "Il rischio epidemico c'è. Affermare il contrario rischia di..."
ITALIA – Il coronavirus è morto o non è morto? Ha perso forza o è rimasto immutato? Come si giustifica il calo dei contagi dopo le riaperture di qualche settimana fa? E come si giustifica il repentino aumento degli ultimi giorni in più parti del mondo? Tutte domande, al momento, senza risposta a cui hanno provato a rispondere i virologi più famosi d’Italia.
“Affermare che il rischio epidemico abbia cessato di esistere non ha nessuna base scientifica – scrive il direttore del reparto di malattie infettive del Sacco di Milano Massimo Galli in risposta al primario del San Raffaele Alberto Zangrillo – e può essere causa di disorientamento e indurre la popolazione a non rispettare le indicazioni di contenimento”.
I nuovi focolai sorti a Roma, Mondragone e in Emilia Romagna sembrerebbero confermare la tesi anti Zangrillo. “Il virus – si legge in un documento – circola ed è contagiante. Quando incontra soggetti a rischio è in grado di causare danni di estrema gravità del tutto simili a quelli che ha fatto all’inizio dell’epidemia”.
Ma Zangrillo non ci sta e ribatte su Rai Tre. “La carica virale dipende anche dalla capacità replicativa del virus. Dai tamponi emerge che il virus ha smarrito questa capacità. Come altri virus può, a un certo punto, esaurire il suo ciclo produttivo”. Sulla questione è intervenuta anche la nota virologa italiana Ilaria Capua. Durante la trasmissione “L’Aria che tira” ha dichiarato che “il virus fa il virus e non la pandemia. Dal suo punto di vista se ne sarebbe stato tranquillo nella foresta e non avrebbe fatto il salto di specie. Noi umano gli abbiamo permesso di salire in areo e diffondersi in tutto il pianeta”.
Secondo la Capua, “la pandemia si è generata perché viviamo in un sistema più veloce di quanto dovrebbe essere. In una sola settimana, il virus si è diffuso nei cinque continenti e ci ha colti tutti impreparati. Cosa prevedo per il futuro? Temo ondate multiple”.
Invita a non abbassare la guardia anche il virologo del Policlinico Tor Vergata di Roma Massimo Andreoni. “In questo momento di discussioni – dice a La Stampa –, è comunque fondamentale mantenere alta l’attenzione. Prima che la scienza è in gioco il buon senso. Di Covid, non dimentichiamolo, si muore. E non dimentichiamo che, ancora adesso, diverse persone si trovano in terapia intensiva. Il virus sta ancora circolando: il focalaio di Mondragone ne è la prova. Se la situazione dovesse aggravarsi, con i contagi che ripartono, si ritornerebbe indietro, vanificando gli sforzi fatti finora”.