CORONAVIRUS
In pista con il virus. Le discoteche preoccupano, ma "il Ticino ha fatto bene a seguire il modello di Zurigo"
Stefania Bordogna, titolare del 'Le Cup San Martin' di Paradiso: "All’entrata e davanti al bancone del bar riusciamo quasi sempre a garantire il metro e mezzo di distanza con l’aiuto degli agenti della sicurezza"

PARADISO – Tutti in pista...si torna a ballare ma seguendo le normative emanate dalle autorità per contenere la diffusione del Covid-19. Anche in Ticino, come nel resto della Svizzera, la voglia di godersi qualche attimo di spensieratezza nei locali è tanta dopo mesi di lockdown e restrizioni.

Il rischio, lo stiamo vedendo in questi giorni a Zurigo e Olten, è però quello che siano proprio i gettonati locali a rappresentare dei nuovi focolai. È dell'altro ieri la notizia di una recluta ticinese risultata positiva al tampone. Recluta che, durante il weekend, ha fatto visita a un noto locale del Bellinzonese facendo così scattare la quarantena obbligatoria per gli avventori che sono stati più di un quarto d’ora a contatto con la persona infetta. Ma come se la stanno passando gli altri locali ticinesi? Ne abbiamo parlato con Stefania Bordogna, titolare del Le Cap San Martin a Paradiso.

“Noi come discoteca – racconta – stiamo facendo quello che ci è stato imposto dalle autorità: prendere i nominativi, recapiti telefonici e facciamo entrare soltanto le persone in lista. In più, abbiamo fissato il limite di entrate a 200 persone”.

Dopo il repentino aumento dei casi, il Canton Zurigo ha deciso di introdurre l’obbligo di presentarsi all’entrata di locali e discoteche con documento alla mano e verifica del numero di telefono. “È una scelta sensata – commenta Bordogna –, soprattutto perché in questo modo si ha la certezza di avere nominativi esatti. Potrebbe essere un buon esempio da seguire per il Ticino...”. (ndr: l'intervista è stata realizzata ieri. Oggi, infatti, il Governo si è allineato). 

La titolare de Le Cap San Martin spiega come viene garantita la distanza di sicurezza nel suo locale. “All’entrata e davanti al bancone del bar riusciamo quasi sempre a garantire il metro e mezzo di distanza con l’aiuto degli agenti della sicurezza. All’interno del locale diventa più difficile anche in virtù del tipo di clientela, ma ci appelliamo sempre alla responsabilità individuale delle persone”.

E ancora: “La mascherina dovrebbe essere obbligatoria anche nei ristoranti? Avendo un ristorante sopra alla discoteca, reputo che sia fattibile. L’esempio dell’Italia mi sembra buono in questo senso. Nelle discoteche è invece oggettivamente più complicato far rispettare un eventuale obbligo delle mascherine...”.

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