Il racconto della madre: "Tutti sanno che non è più contagiosa, ma nessuno si prende la responsabilità di liberarla"
MILANO – È un vero e proprio incubo quello che stanno vivendo ‘Forza’ (nome di fantasia) e la sua famiglia. Forza è una bambina di quattro anni e da quattro mesi è ‘prigioniera’ del coronavirus. Risultata positiva a un primo tampone, la bambina non è ancora guarita. O meglio, “serve un doppio tampone negativo per liberare mia figlia legalmente”, spiega la madre al Corriere della Sera. Una doppia conferma che, però, non arriva.
“Ma non posso più tenerla in questa condizione: si sveglia la notte urlando, parla di mostri e di dottori cattivi”. Forza abita nell’hinterland di Milano e da 120 giorni è costretta a rimanere in casa, nonostante non abbia infettato nessuno dei suoi famigliari. “Le autorità sanitarie mi danno ragione: sanno che non è più un pericolo per gli altri, ma nessuno si prende la responsabilità di liberarla”.
“Alcuni di noi hanno manifestato sintomi compatibili con il coronavirus, ma ci siamo chiusi in casa senza sottoporci al tampone. Poi, il 14 maggio, sulle mani della bambina compaiono alcune macchie. Mi sono spaventata. In quel periodo si parlava della sindrome di Kawasaki. Così ho fatto fare a mia figlia i test sierologici e le è stato trovato un alto livello di anticorpi lgg al virus. Parte il balletto di altri quattro test, "uno l’opposto dell’altro: debole, negativo, positivo. Tutti concentrati in un mese, vissuti con la speranza di uscire dall’incubo e la delusione di doverli ripetere, di dover immobilizzare di nuovo la bambina”.