Nuova ondata di licenziamenti in Svizzera, questa volta da parte del colosso del tabacco, che parla di delocalizzazioni senza precisa dove. Il sindacato: "I vertici di Manor vogliono aumentare le ore settimanali e usano la strategia della paura"
BERNA – Non solo Manor, anche Philipp Morris è pronta a tagliare in Svizzera. Il gruppo che produce sigarette avrebbe infatti intenzione di fare a meno di 200 collaboratori, che si aggiungono ai “meno di 150” già toccati dalla misura pochi mesi fa.
“Circa il 35% dei posti interessati da questa fase sarà trasferita verso altri siti e ai dipendenti vedrà offerta la possibilità e il sostegno necessari per la delocalizzazione”, spiega il gruppo in una nota. Ma non si dice dove saranno delocalizzati.
Sul fronte Manor, invece, pronta a tagliare circa 500 posti, è intervenuta Unia, denunciando come l’azienda proibisca ai dipendenti di parlare col sindacato. Secondo i sindacalisti, la strategia dei licenziamenti è una forma di pressione per far aumentare l’orario di lavoro da 41 a 42 ore settimanali, servendosi della paura della perdita del posto e mettendo i colleghi contro. “Manor non ha fatto che accelerare un processo di riorganizzazione interna: la soppressione dei posti di lavoro era prevista da tempo, molto prima dell’avvento del coronavirus. È pertanto inaccettabile”, si legge ancora “che Manor, che con il lavoro ridotto ha beneficiato in larga misura degli aiuti dello Stato e che ha fatto accettare ai suoi dipendenti una diminuzione del salario per salvaguardare i loro posti di lavoro, proceda ora a licenziamenti tanto massicci”.
Dunque, la richiesta è di fermare i provvedimenti.