Si parla per esempio di partite di calcio o cinema. "Bisognerà fare delle scelte", afferma il socialista. L'idea è nata dal premier greco che l'ha proposta all'UE, per Bertoli "servirebbero regole comuni"
BELLINZONA - Bisogna dotare chi ha ricevuto il vaccino di un passaporto vaccinale, ovvero di un documento che certifichi che si è fatta la scelta di farsi vaccinare? Per Manuele Bertoli, che lo ha spiegato in un'opinione pubblicata da La Regione, sì. Il tema è dibattuto.
Secondo il Consigliere di Stato, deve valere come principio la libera scelta di vaccinarsi o meno. Ma proprio per questo caposaldo è necessario creare un passaporto vaccinale"tramite il quale sia possibile poter avere occasione d’incontri ravvicinati fra più persone".
Ovvero: chi non si vaccina e dunque non ha il passaporto, non potrà accedere a determinati tipi di attività. Per Bertoli, però "è senz’altro vero che l’effetto concreto dell’introduzione di un simile documento per chi non vuole farsi vaccinare sarebbe il mancato accesso ad alcuni eventi o servizi, ma andare a vedere una partita di calcio o un film al cinema non è obbligatorio, come non lo è prendere un aereo. Bisognerà fare delle scelte, come già ora fanno i fumatori incalliti (o viaggi, o fumi) o come da anni accade per l’accesso a certi paesi (o ti vaccini contro la febbre gialla, o stai a casa)". Della serie: chi non si vaccina non potrà più andare al cinema o allo stadio.
L'UE ci sta pensando, su idea del premier greco, e Bertoli auspica che ci sia un accordo tra la Svizzera e quanto meno l'UE stessa per avere regole comuni.
Chiude parlando ancora di libertà, un passaggio destinato a far discutere: "Non sarà semplice, perché vi saranno resistenze in nome della libertà di non vaccinarsi, ma in questo caso sarebbero resistenze basate sull’idea che la libertà di alcuni di non sottoporsi alla protezione vaccinale valga più di quella di tutti gli altri, che chiedono condizioni sanitarie sicure. Un concetto che in un mondo davvero libero non è possibile accettare".